Governo/ Bossi: Quello tecnico? Come l’anguria, rosso dentro


Ponte di Legno, 16 ago. (Apcom)
– E’ la Lega nord la polizza vita della maggioranza e dell’attuale governo: è questo in sostanza il messaggio che Umberto Bossi lancia nel suo consueto comizio di Ferragosto a Ponte di Legno. Il leader del Carroccio torna a promettere che la Lega “non permetterà” un governo tecnico che servirebbe “soltanto a cambiare le leggi che non piacciono alla sinistra”. “Non lo permetteremo – avverte – perché sarebbe un disastro. Per fare un governo ci si impiega cinque minuti. Però ci impiega altrettanto a cadere se non ha i voti”. Ed elaborando una battuta di Roberto Calderoli aggiunge che un governo tecnico “è come l’anguria, verde fuori e rosso dentro”.

“Adesso siamo in un momento un po’ difficile”, ammette, in cui c’è il rischio che qualcuno possa “abborracciare qualche governo tecnico”, che secondo il ministro delle Riforme “farebbe una nuova finanziaria, farebbe saltare in aria tutti i conti dello Stato, farebbe una nuova legge sull’immigrazione e ci riempirebbero di nuovo di immigrati”. Bossi, che afferma di parlare “a nome di milioni di uomini, milioni di veneti, gagliardi e forti, di lombardi, gagliardi e forti, di piemontesi”, assicura che tutti “scenderebbero in piazza”. Non è tempo, invece, per rilanciare il sogno della secessione: “No, io – sottolinea Bossi – ho ottenuto che la Lega portasse a casa tutto quello che si può portare a casa democraticamente. Non è il momento di fare quelle robe lì”.

L’obiettivo principale, in queste condizione, sono le elezioni. “Contro le truffe messe in piedi dal palazzo, non resta che una via maestra. Il voto. E’ il popolo che elegge i governi e i premier. Non li elegge il palazzo”. E per chiarire che la Lega non cede neppure alle lusinghe di una legge elettorale alla tedesca, ipotesi in passato accarezzata dai suoi vertici, Bossi difende anche l’attuale legge elettorale: “E’ una legge perfetta, non una porcata”, taglia corto. Poi si lancia nell’ennesima celebrazione della ‘superiorità’ del Nord: “All’estero – dice – l’Italia la ricevono non per gli italiani, non per la luminosa storia d’Italia, ma perché c’è la Lombardia, perché ci sono i lombardi. E’ un grande popolo, un popolo di lavoratori, assieme a due altri grandi popoli: i veneti e i piemontesi”.

In attesa del documento in quattro o cinque punti sul quale Silvio Berlusconi dovrebbe tentare di ricompattare la maggioranza o in alternativa spingere Gianfranco Fini e i suoi alla rottura definitiva, il fronte Lega-Pdl tiene. Da Palermo, i ministri dell’Interno e della Giustizia, il leghista Roberto Maroni e il berlusconiano Angelino Alfano, hanno rivendicato ieri all’unisono i risultati della lotta contro la mafia e hanno respinto l’ipotesi di un governo di transizione: “Qualunque ipotesi che prevede che chi ha vinto le elezioni vada all’opposizione e chi le ha perse vada al governo -ha detto Alfano – è una violazione dell’articolo 1 della Costituzione”. Ma Maurizio Migliavacca, coordinatore Pd, chiede che Silvio Berlusconi prenda atto di non avere più la maggioranza e si presenti in Parlamento. “Ricordo – sottolinea a SkYTg24 – che noi siamo in una Repubblica parlamentare, ed è il Parlamento che decide la fiducia o la sfiducia”.

Mda

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