I varesini al funerale di Martini “Era il nostro cardinale”

Varese, con la diocesi ambrosiana, ha salutato l’«instancabile servitore del Vangelo» Carlo Maria Martini. Benedetto XVI, nel messaggio inviato per i funerali del cardinale, lo ha definito così. «Un uomo di Dio che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto la luce della sua vita, perchè tutto fosse «ad maiorem Dei gloriam», per la maggior gloria di Dio».

In tanti sono arrivanti da Varese per le esequie in un duomo gremito dentro e fuori: dalle personalità civili ed ecclesiali, ai sacerdoti e ai laici, ma anche ai non credenti. Tra loro anche i rappresentanti della chiesa locale: gli ex vicari della zona seconda i monsignori Giovanni Giudici, Marco Ferrari e Luigi Stucchi, e l’attuale vicario monsignor Franco Agnesi, il prevosto e moltissimi sacerdoti diocesani che operano in città e provincia.

«C’era tantissima gente dentro e fuori. Una presenza – secondo Matteo Capuzzi che testimonia – quello che ha dato lui. Il risultato di quanto ha seminato. Un affetto che viene anche da chi probabilmente non è tanto vicino alla chiesa e che riconosce quantomeno il carisma della persona».

Molti giovani e meno giovani sono cresciuti con Martini.

«Era il «mio» cardinale. Per me era importante dare un ultimo saluto a una persona che mi ha cambiato la vita – rivela Angela Cambiassi -. In un momento di sconforto molto personale, la mia fede stava vacillando. Proprio in quei giorni lessi un testo di Martini che sembrava scritto apposta per me e per la mia situazione. È grazie a lui che la mia fede è rimasta salda, anzi che ha preso nuovo vigore».

«Ho voluto essere a qui per rendere omaggio a un uomo giusto – spiega Nicoletta Arcari -. Non sono praticante, ma ho vissuto gli anni di piombo e so quanto il Cardinale abbia operato bene, arrivando a farsi restituire le armi dalle Br. Una presenza libera per una persona che meritava rispetto».

«Anche noi non frequentiamo – racconta Andrea Valsecchi -, però la sua era una bella figura moderna all’interno della chiesa, di ampie vedute».

L’arcivescovo emerito di Milano è stato un vero proprio «punto di riferimento», come ha ricordato il cardinale Tettamanzi, che da Martini era stato ordinato vescovo e del quale era stato successore sulla cattedra di Ambrogio.

Un riferimento anche per i tanti sacerdoti cresciuti alla sua scuola, come don Paolo Boccaccia, del decanato di Besozzo.

«Sono qui per ringraziare del dono della sua presenza – racconta il sacerdote -. È un emozione essere stato ordinato da lui. In ginocchio, col cardinale che mi poneva le mani sul capo, ho percepito la bellezza della Chiesa, che lui stesso ha testimoniato con l’amore per la parola di Dio, la serietà nel celebrare i sacramenti, anche la timidezza di chi nel dialogo rispettava sempre l’altro e lo sguardo profondo. Aspetti salienti per vivere la Chiesa in una maniera bella».

Una gratitudine ribadita dal vicario generale della diocesi, Mario Delpini, perché Martini «in morte come in vita, è stato capace di radunare persone tanto lontane e tanto diverse», pronte a raccogliere un’eredità preziosa per avere «la forza per portare a frutto ciò che lui ci ha trasmesso».

e.marletta

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