Stanchezza e sonnolenza sono tipiche del cambio di stagione. Il periodo più delicato è proprio l’inizio della primavera in cui si ha un significativo cambio climatico associato a un allungamento delle ore di luce.
Questa sensazione di astenia ha una durata variabile da qualche giorno a qualche settimana. Si è portati a dormire di più e, paradossalmente, più riposiamo e più ci sentiamo svogliati e privi di forze. Questa condizione viene definita astenia.
In primavera la natura si riattiva. Allo stesso modo il nostro organismo si risveglia dall’inverno. Ciò comporta un aumento del consumo di energia che causa questa sensazione di stanchezza. L‘inverno è un periodo di letargo e la scossa di riattivazione dell’organismo non è “indolore”.
Se aggiungiamo la dieta troppo abbondante e sovente anche troppo ricca di grassi, associata alla minore attività sportiva effettuata durante l’inverno, si comprendono chiaramente le difficoltà che l’organismo ha nel rimettere in moto un corpo carico di tossine.
L’astenia colpisce almeno due milioni di italiani: il problema in particolare interesserebbe il sesso femminile con una frequenza sei volte superiore a quella maschile e in quasi la metà dei casi si manifesta in quel 10% di popolazione che già soffre di disturbi dell’umore.
Ci si può aiutare con una buona dieta che toglie il senso di spossatezza e rivolgendosi ad un medico omeopatico: come sappiamo, questa medicina dolce si basa sul principio di similitudine, ogni disturbo viene curato con la sostanza che, in un individuo sano, provocherebbe i sintomi che si voglio curare.
Per il principio secondo cui il simile cura il simile, quella sostanza induce il corpo della persona malata a reagire, stimolando l’autoguarigione. L’omeopatia non tiene conto solo dei sintomi, ma considera anche le caratteristiche psicofisiche della persona.
«L’omeopatia è una medicina difficile, nella quale non esistono malattie ma soggetti malati – spiega il dottor , omeopata con una laurea in medicina e chirurgia – Dire che un germe è responsabile di una malattia è dire una mezza verità». Non si tratta di una pratica new-age e tanto meno di una scienza alla portata di tutti. Solamente i medici possono essere omeopati, in quanto si parla pur sempre di medicina, anche se non nel senso più tradizionale del termine.
«Bisogna sempre partire da lastre, esami del sangue e referti per poter fare una diagnosi corretta e impostare una cura. Il paziente è come una serratura di una porta chiusa, noi dobbiamo trovare la chiave per aprirla. Insomma, non c’è una cura standard».
L’omeopatia aiuta a capire quali sono le tendenze patologiche del paziente, capire cioè a quali disturbi è predisposto, ben prima che questi si manifestino.
In questo modo la medicina omeopatica è anche preventiva. Aiuta il corpo ad aumentare le proprie difese verso le malattie, migliorando sia lo stato di salute fisico che quello mentale. «È una medicina complementare a quell convenzionale, i cui risultati si rivelano spesso transitori e deleteri. Questo perché la medicina allopatica cerca solo di far sparire il sintomo, la malattia, senza interessarsi di quale sia la causa profonda. Con l’omeopatia si va a rintracciare proprio questa causa, a neutralizzarla e scongiurare così il rischio di recidività».
Tornando alla cosiddetta “stanchezza primaverile”, l’omeopatia può essere un valido aiuto per contrastarla in modo efficace. «L’approccio omeopatico prevede sia una terapia preventiva della stanchezza, utile agli individui ad essa periodicamente predisposti o esposti a particolari impegni, sia un trattamento sintomatico in caso di improvvisa necessità tale da determinare un immediato miglioramento» aggiunge il dott. Campanella.
«Nel primo caso è importante un’attenta valutazione della costituzione del singolo individuo e delle sue capacità di recupero, in modo da ottenere un tempestivo riequilibrio del metabolismo cellulare».