Il futuro del tessile discusso a Stresa

STRESA Che quello di Stresa sia un congresso dalla forte vocazione internazionale è evidente già solo guardandosi intorno. Tra gli stand, nelle sale, nei corridoi tra una lezione e l’altra, ai tavoli del pranzo i congressisti di Chimica tessile parlano l’inglese per comunicare tra loro: i cinque continenti, tutti presenti all’evento, si scambiano così idee, depliant e biglietti da visita. Anche questa è la globalizzazione. Anche questo è un modo per far ripartire gli affari. «Siamo

qui per conoscere e cercare nuove tecnologie» ha raccontato ieri Abul Kalam Azad, engineer textile della Northern Corporation Ltd arrivato dal Bangladesh per seguire l’intero congresso insieme ad un gruppo di imprenditori tessili della stessa nazione.  Tra l’altro la delegazione ha ricevuto il libro “Il colore dell’Aurora” dello storico bustocco Luigi Giavini.
Dall’Asia all’Europa con un unico obiettivo: tracciare il futuro del tessile. «Senza tessile l’intera industria europea non può sopravvivere» ha spiegato Canal Aries, arrivato a Stresa dalla Spagna, che due anni fa ha ricoperto la carica di presidente della Federazione Internazionale di Chimica tessile e coloristica e ha quindi ospitato la scorsa edizione del Congresso, che tra due anni si svolgerà in Ungheria.
Silvia Bottelli

m.lualdi

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