«Il mio sogno era ed è aprire una cartoleria»

Roberto Vecchioni porta a Varese “Io non appartengo più tour”. Il 5 giugno al teatro Ucc di piazza Repubblica il cantautore presenterà uno spettacolo di musica e parole, coi nuovi brani del suo ultimo album e alcuni dei suoi successi più amati da pubblico.Ad accompagnarlo una sezione d’archi al femminile e la band diretta da Lucio Fabbri.

In realtà appartengo a qualcosa: ai sogni, alla gente che amo, a una certa idea di politica, non di pratica questa invece è deludente. Mi delude il risvolto reale delle cose, come si vive in Italia, la democrazia confusa e troppo chiacchierona e poco preparata. In generale il carattere tipico degli italiani che sta peggiorando: il lamentarsi sempre, dare la colpa agli altri, la velocità del progresso che supera capacità degli uomini di adattarsi alle tecnologie. Stanno diventando delle divinità, io invece scrivo a penna e mi faccio il caffè con la macchinetta napoletana. Amo gli oggetti che hanno una funzione sola. Appartieni sempre all’umanesimo, alla cultura, alla ricerca.

Vanno usati con avvedutezza e intelligenza. Non vanno abusati per offendere, maledire, sporcare e criticare senza sapere perché. Quando posso rispondo io su Facebook, altrimenti c’è sempre qualcuno che lavora con me che, su suggerimento mio, scrive e risponde.

Sono bravissimi, gente che ascolta, mi piacciono molto. Insegno “Forme di poesia in musica”: indaghiamo la letteratura in canzone nelle diverse forme ed epoche. Sono in pensione dal 2000, ma la scuola è stata la parabola più bella della mia vita. Ritrovarsi, alle 8 del mattino, coi ragazzi mi ha dato un motivo di vivere, per dare un senso alla vita e per stare coi piedi per terra. Il mestiere d’artista fa fare anche troppi voli, bisogna anche avere coscienza della realtà.

Vorrei fermarmi un po’. Nella vita ho strafatto: canzoni, libri e dischi. Vorrei passare del tempo con famiglia e amici. Ho 71 anni. Non ho voglia di perdere ultimi anni a scommettere su di me, l’ho già fatto, vorrei dirle ai miei le cose, non agli altri.

Avrei aperti una cartoleria e sogno ancora di farlo. È bella, perché tutto è manuale e non digitale. E poi penso al piacere del profumo della carta delle biro. Per il resto mi piacerebbe stare vicino a mia moglie, ai nipoti e ai figli, dando una mano a chi ha vocazione artistica. Non certo per dare raccomandazioni, ma per consigli e insegnamenti.

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