Un campione d’Italia del Napoli di Maradona amava ripetere che, per essere giocatori attenti, è indispensabile fissarsi solo su quello che succede in campo, isolandosi da tutto ciò che ruota intorno, a maggior ragione quando si gioca davanti a ottantamila spettatori.
Sabato scorso, a Gavirate, c’erano solo pochi intimi ad assistere alla partita della Primavera del Varese, impegnato con la Ternana. E a catturare l’attenzione del pubblico presente al Vittore Anessi è stato Claudio Bordin, il portiere di 18 anni che ha firmato il vantaggio dei biancorossi segnando un calcio di rigore. I dettagli fanno la differenza e Bordin non ha esultato dopo il gol per un motivo preciso: «Se l’avessi fatto – confessa – avrei perso la concentrazione che invece è il pane di ogni portiere». Una lezione di concretezza da parte di un ragazzo che, accanto al calcio, coltiva gli studi: «Sono al quinto anno di liceo scientifico: ho scelto quello di Busto Arsizio a indirizzo sportivo. Vado bene soprattutto in italiano mentre nelle altre materie mi arrangio».
Bordin ha però un’altra passione oltre a quella per il calcio: «La montagna, dove mi portava da bambino mio nonno. Appena posso ci vado perché amo la scalata e l’arrampicata».
L’anno scorso è stato Oscar Verderame a far crescere la giovane promessa biancorossa e l’ex preparatore dei portieri del Varese ci svela un risvolto interessante: «Anche a me piace molto la montagna ma io, a differenza di Claudio, mi limito a fare le ferrate, con qualche traversa e ponte tibetano. Lui invece è davvero un grande scalatore e per questo gli chiedevo sempre tanti consigli. Anche dai giovani si può imparare». Verderame, da parte sua, insegnava i segreti dei portieri a Bordin: «Ho cercato di trasmettergli il mestiere ed è stato facile perché si è applicato molto. Del resto lui è avvantaggiato: per chi fa arrampicata, infatti, è indispensabile tenere sempre al massimo livello la concentrazione e l’attenzione, perché in montagna una minima distrazione può costare la vita. E anche un portiere deve essere sempre concentrato e attento». Le altre qualità di Bordin stanno in campo e fuori: «È bravo con i piedi – continua Verderame – e ha una forte personalità. Non si è mai fatto mettere i piedi in testa da nessuno e sa farsi rispettare. Ne approfitto per fargli i complimenti per il gol segnato sabato: se li merita».
Bordin ieri si è allenato a Cassinetta con la prima squadra di Carmine Gautieri e ha voglia di fare strada: «Ho incominciato nel Morazzone e facevo il difensore ma non era il mio ruolo, né mi piaceva. Mio papà è stato un portiere: ha giocato nelle serie minori del varesotto e ho scelto di stare tra i pali anche per lui. Sono stato al Milan per quattro anni e mezzo, dal gennaio del 2007 al 2011, e quando il Varese mi ha acquistato mi ha fatto capire di avere grandi prospettive per me. Io ci conto ma non mi monto la testa».
Fra Bordin e i tiri dagli undici metri c’è un amore di vecchia data: «Anche da bambino andavo matto per i rigori e nelle ultime settimane, in allenamento, ne avevo calciati parecchi. Sabato, appena ce n’è stato fischiato uno, un po’ mi aspettavo l’invito di Ganz e quando mi ha chiamato ho mantenuto la giusta tranquillità. Sono felice e orgoglioso perché la scelta è caduta su di me: quest’anno abbiamo avuto pochi rigori a favore e ho sentito una fiducia ancora maggiore nei miei confronti». Per non sfigurare dagli undici metri ci vuole freddezza: «Un buon rigorista – dice il portiere – non deve sentire il cuore in gola né farsi prendere dalle preoccupazioni o frenare dal peso della responsabilità. Ma avere la testa libera e serena».
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