Il preside e l’alunna morta di tumore “Serena e Gianmaria sono un esempio”

OLGIATE COMASCO <Esempi di ragazzi come Serena e Gianmaria mettono in pace con il mondo>.

Lo sostiene il professor Renato Ronga, responsabile della sede staccata appianese dell’Istituto professionale “Gaetano Pessina”, dove Serena Cassisi – morta a 17 anni per un tumore – frequentava il terzo anno.

Da insegnante di Serena e da professore in una scuola “di frontiera”, come spesso sono gli istituti professionali, Ronga sa bene quanto valga la testimonianza data, loro malgrado, dai due ragazzi. Gianmaria Butera – 18 anni tra due giorni, residente a Catanzaro – a settembre ha lasciato il liceo scientifico, dove frequentava il quinto anno, per stare al capezzale della fidanzatina fino all’ultimo. Serena ha combattuto con tutte le sue forze contro una terribile malattia e, finché le è stato possibile, aveva studiato per conseguire il diploma che tanto desiderava. <Serena ha dato un grande esempio di tenacia e di voglia di vivere – rimarca Ronga – Mentre tanti ragazzi vivono alla giornata, pensando allo sballo del sabato sera, lei si era posta come obiettivo di conseguire il diploma. Il primo obiettivo, cui sarebbe seguita l’aspirazione di farsi una famiglia e di diventare mamma>.

La stessa storia d’affetto e amicizia tra Serena e Gianmaria ha un che di straordinario nella sua semplicità: <E’ una storia bella, pulita. Se non fosse per la malattia, per tanti ragazzi sarebbe quasi la normalità. I giovani sono capaci di gesti di altruismo come quello compiuto da Gianmaria, molto meno gli adulti – prosegue Ronga – I ragazzi sono capaci di gesti bellissimi e insieme estremi. Per loro i sentimenti, l’amore, la vita, la passione, la sofferenza fanno parte di un tutt’uno. Sono degli idealisti; per le cose in cui credono vanno fino in fondo, senza riserve. Nel quotidiano, anche a scuola, ci sono esempi di ragazzi che aiutano compagni disabili, così come ci sono giovani che s’impegnano nel volontariato e che magari partono anche per Paesi lontani per una causa in cui credono>.

La storia di Serena e Gianmaria non è certo comune ma, conclude Ronga: <La gran parte dei giovani è fatta di bravi ragazzi, soltanto una minoranza è borderline, ma purtroppo fa disastri. L’età giovanile è spesso costellata di turbamenti e cambiamenti e qualcuno rischia di perdersi se energie e potenzialità non vengono ben incanalate ed educate dagli adulti, a partire dagli esempi che noi diamo alle nuove generazioni. I ragazzi assimilano modi di essere e di pensare degli adulti, sta a noi proporre modelli educativi positivi>.

g.devita

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