Il Santo del giorno: Verdiana, la nobildonna “francescana” che visse 34 anni in una cella

Nata nel 1182 a Castelfiorentino dalla famiglia degli Attavanti, condusse una vita di carità verso i poveri, quindi di meditazione e preghiera

Patrona di Castelfiorentino, dove era nata nel 1182 dalla nobile famiglia degli Attavanti, Verdiana prese gli ordini terziari francescani e, dopo un pellegrinaggio al santuario di san Giacomo di Compostella, visse reclusa per 34 anni tra meditazione e preghiere. Morì l’1 febbraio 1242 e il suo culto venne approvato da papa Clemente VII nel 1533.

La biografia

S. Verdiana (o Veridiana e Viridiana) è personaggio ben diverso da quello immortalato da Luis Bunuel in uno dei suoi film più caratteristici. La santa nacque a Castelfiorentino nel 1182, ed è perciò coetanea di S. Francesco d’Assisi, che secondo la tradizione le fece visita nel 1221, ammettendola al Terz’ordine Francescano. Benché decaduta, la nobile famiglia degli Attavanti da cui ella nacque a Castelfiorentino godeva ancora di un certo prestigio. Un ricco parente la volle perciò accanto come amministratrice.

Dedita però fin dall’infanzia all’orazione e all’astinenza, ella non poteva concepire questo suo incarico che come un’accresciuta possibilità di esercitare la carità.
Qualche volta la Provvidenza dovette intervenire con dei prodigi. Si racconta che un giorno suo zio aveva accumulato e rivenduto una certa quantità di derrate, il cui prezzo era salito alle stelle a causa di una grave carestia. Ma quando il compratore si presentò a ritirare il materiale acquistato, il magazzino risultò vuoto, perché nel frattempo Verdiana aveva donato tutto ai poveri. L’irritata reazione dello zio ebbe come unica risposta l’invito ad attendere ventiquattr’ore: effettivamente il giorno dopo Dio premiava la carità e la confidenza della fanciulla facendo ritrovare intatto il raccolto così generosamente donato.
Verdiana si recò poi in pellegrinaggio a Compostella, presso la tomba di S. Giacomo, che insieme a Roma era la grande meta dei pellegrini, specie dopo la perdita definitiva della Terrasanta. Ritornata a Castelfiorentino e sentendo vivo desiderio di solitudine e di penitenza, i suoi paesani, per trattenerla vicino, le edificarono in riva all’Elsa, attigua all’oratorio di S. Antonio, una celletta nella quale S. Verdiana rimase reclusa per 34 anni. Da una finestrella assisteva alla Messa, parlava con i visitatori e riceveva lo scarso cibo di cui si nutriva. Attraverso questo spiraglio, secondo una tradizione raccolta pure dai pittori, penetrarono negli ultimi anni della sua vita due serpenti, che tormentarono la santa, la quale, ad accrescimento delle sue mortificazioni, mai ne rivelò la presenza.
Si racconta che la sua pia morte, avvenuta il 1° febbraio 1242, venne annunciata dal suono improvviso e simultaneo delle campane di Castelfiorentino non mosse da mano umana. Il culto di S. Verdiana, rappresentata con gli abiti della congregazione Vallombrosana, venne approvato da Clemente VII nel 1533 ed è tuttora popolare in Toscana. (santiebeati.it)