Il Varese del Betti? Una mini Olanda

Martino Borghese e Stefan Simic non sono ancora giocatori del Varese, che punta comunque ad avere già nella giornata di oggi i due difensori: stamattina il direttore sportivo Lele Ambrosetti vedrà i dirigenti del Milan per il 19enne ceco, e poi tenterà di concludere la trattativa con l’ex dello Spezia.

Le priorità di Stefano Bettinelli stanno proprio in difesa, perché l’allenatore conta di completare il reparto il prima possibile. Poi il Varese penserà alle uscite di quei biancorossi che hanno un ingaggio elevato, non alla portata del club, in fase di forte ridimensionamento considerati i debiti (oltre nove milioni di euro).

In base alle partenze, Ambrosetti valuterà eventuali altri acquisti che, come le cessioni meno semplici, dovrebbero concretizzarsi solo negli ultimi giorni di mercato. Da qui alla fine del mese sono previste novità ma la squadra ha già una fisionomia, anche se immaginare gli undici titolari non è semplice.

Perché, come ripete da sempre Bettinelli, «tutti devono essere protagonisti allo stesso modo e non esistono riserve». Il tecnico è orgoglioso degli uomini che ha in rosa, la cui forza sta nel gruppo, nel senso di appartenenza a una famiglia e in un 4-4-2 molto semplice.

Già nei primi quattro test del ritiro, il Varese è apparso molto organizzato, facendosi apprezzare come squadra aggressiva, corta e stretta. Ognuno sa qual è il suo compito e si mette ben volentieri a disposizione dei compagni. La zona è il credo tattico di Bettinelli, perché questo modo di giocare esalta il collettivo, senza sminuire il singolo che, anzi, si esalta a sua volta.

Attacco e difesa non sono mai fasi separate, perché quando si ha la palla si deve attaccare in dieci (o in undici: anche il portiere può dare il la all’azione offensiva), quando ce l’hanno gli avversari bisogna difendere in undici.

La zona predispone a questa idea di calcio, che è propositiva: Bettinelli non punta a distruggere il gioco altrui, né ad adattarsi passivamente ad esso, ma vuole costruirne uno proprio, caratterizzato da una identità precisa e ben distinguibile da parte di tutti.

Chi è abituato a considerare il calcio in modo banale e scontato avrà molto da imparare nella prossima stagione dal Varese di Bettinelli.

Il tecnico sa che non importano tanto i nomi degli interpreti, ma sono i particolari a fare la differenza e lo ha ribadito più volte nel ritiro di Morgex, dove ha messo sotto il microscopio i suoi giocatori: «Guardo tutto dei miei ragazzi: come si comportano su una rimessa laterale, se sanno essere propositivi, se ridono, parlano e lanciano consigli ai compagni. O se invece fanno vedere segnali di scoraggiamento con il linguaggio del corpo, che non mente mai. A volte, invece, anche un movimento sbagliato può essere un segnale positivo per la squadra».

Il calcio di Bettinelli è tutto questo e le chiocce Neto, Zecchin e Corti aiuteranno la maturazione dei ragazzi, dal portiere Bastianoni a Fiamozzi (in vantaggio su Laverone per la fascia destra della difesa), da Forte, seconda punta che deve consacrarsi, a Barberis, senza dimenticare i nuovi arrivati Tamas, Miracoli e Scapinello.

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