LUINO Non è solo un problema di Lampedusa. Così come non è solo un problema italiano. L’esodo dei migranti dal Nord Africa in fiamme preoccupa anche il confine tra Varesotto, Comasco e Canton Ticino. Lo confermano le autorità elvetiche dopo gli sbarchi dei giorni scorsi. Al punto che il Ticino, dopo quella dei cittadini nigeriani nel 2010, si sta preparando ad affrontare un’altra ondata di richiedenti l’asilo. Sono le stesse guardie di confine ticinesi a inquadrare lo scenario. «Ci dovremo confrontare – hanno ammesso – con una possibile migrazioni di profughi tunisini e più in generale di tutto il Magreb». Attesi a queste latitudini dopo una ventina di giorni dallo sbarco a Lampedusa. Così mentre la Lega dei Ticinesi invoca un muro tra il Ticino e le province di Varese e Como, e l’Udc svizzero chiede di «reintrodurre i controlli personali alle frontiere, sospendendo vista l’emergenza l’accordo di Schengen per bloccare gli immigrati al confine», il Governo cantonale e federale studiano possibili contromisure. Partendo da un dato di fatto. «Circa il 90% dei clandestini africani che tentano di entrare in Svizzera da sud, lo fanno utilizzando il treno – ha sottolineato alla stampa d’oltre confine Fabio Ghielmini, del corpo delle guardie di confine della regione IV Lugano – dalla Lombardia. E i binari della linea ferroviaria Milano – Chiasso distano pochi metri dal centro di registrazione e procedura di Chiasso». Gli altri, invece, scelgono i valichi non presidiati e le frontiere verdi.
Dove il confine, tra i boschi, non è altro che una riga immaginaria o una rete da scavalcare. La Svizzera, per questo, ha già iniziato a prepararsi all’esodo dei clandestini dal Nord Africa. Lo ha spiegato senza giri di parole, nel corso di una conferenza stampa a Berna, la consigliera federale Simonetta Sommaruga. «Le autorità federali sono in contatto con l’Italia e con gli altri paesi dello spazio di Schengen – Dublino – ha sottolineato il ministro di Giustizia e polizia – e ci si sta organizzando anche all’interno delle nostre frontiere, in particolare per quanto riguarda la ricerca di alloggi». Intanto un primo provvedimento d’urgenza è già stato deciso. Riguarda il rafforzamento delle Guardie di confine a Ginevra e in Ticino. Dieci nuovi agenti raggiungeranno così i nostri confine. Per rafforzare il controllo alle dogane. Soprattutto nel Mendrisiotto. «La Svizzera deve prepararsi a un accresciuto afflusso di richiedenti l’asilo», ha confermato Alard du Bois-Raymond, direttore dell’Ufficio federale della Migrazione. Al punto che già tre guardie di confine ticinesi sono, proprio per l’emergenza, a disposizione di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne. Due saranno dispiegate in Italia e una in Spagna. Impossibile però, in questo momento, prevederne l’entità dei nuovi flussi. Così come eventuali ricadute dirette sul Varesotto. Per ora “strada” di passaggio e niente di più. Con il rischio, però, che volumi crescenti mettano in crisi il Canton Ticino, vibrando ricadute proprio nel nostro territorio.
b.melazzini
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