In cinque anni zero tasse. Maxi evasione da 1,5 milioni

Protagonista un imprenditore cinese sparito nel nulla. L’hanno scovato a Prato

Imprenditore cinese sparisce nel nulla senza aver mai versato un euro delle tasse dovute: rintracciato dalla Guardia di finanza del Gaggiolo.
I militari guidati dal capitano Emanuele Cardia hanno scovato il trentenne a Prato dove aveva aperto una nuova attività: a suo carico c’è una maxi evasione da un milione e mezzo di euro. L’imprenditore per oltre 5 anni non ha mai presentato dichiarazioni fiscali, né versato all’erario le imposte dovute.

L’attività investigativa – sulla scorta delle risultanze emerse dal controllo del territorio e con l’incrocio delle informazioni disponibili nelle banche dati in uso al corpo – è stata finalizzata a ricostruire l’esatta posizione fiscale del contribuente e adottare, conseguentemente, ogni misura utile a garantire la pretesa erariale. Nonostante la difficoltà nel reperire la documentazione contabile che sembrava essere svanita nel nulla, i finanzieri di Gaggiolo, incrociando i dati acquisiti con specifiche attività di intelligence e con quelli rilevati presso i clienti e fornitori della società, sono riusciti a ricostruire il reale volume d’affari della società verificata, risultata sprovvista del più minimo impianto contabile e che, nel frattempo, era svanita nel nulla, lasciando i locali aziendali completamente vuoti.

Al termine dell’attività di polizia tributaria, i militari della compagnia della Gdf di Gaggiolo hanno accertato ricavi non dichiarati dalla società verificata per oltre un milione e cinquecentomila euro e Iva non versata all’erario per oltre 300mila euro. Vista l’entità dell’imposta evasa e la fraudolenta condotta evasiva posta in essere dal “contribuente”, i finanzieri hanno provveduto a denunciare alla Procura della Repubblica di Varese per il reato di omessa dichiarazione il legale rappresentante della società,

un cittadino cinese, con esclusive relazioni commerciali con imprese di connazionali, resosi irreperibile sin dall’avvio della verifica, pensando forse di rendere più difficile le indagini dei militari operanti.
Nel ricostruire il giro d’affari del trentenne i militari hanno preso contatti con tutte le aziende con le quali l’imprenditore aveva avuto contatti. In particolare con ditte, tutte gestite da cinesi, che avevano sede nella zona di Padova e nella zona di Prato dove poi il trentenne ha cercato invano di rifugiarsi.