In corsia l’abbraccio al regista de bimbi

Voleva fare il medico ma la sua voglia di libertà lo ha spinto a lasciare Varese e andare a vivere esperienze nuove che lo hanno portato a diventare un regista di successo: il varesino Giacomo Campiotti torna a Varese a far visita ai “suoi” Braccialetti rossi.

Ieri pomeriggio il regista, ha incontrato i giovani pazienti del reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Del Ponte di Varese, grazie alla volontà della fondazione Giacomo Ascoli che lo ha invitato in reparto dove lo attendevano tantissimi fan, volontari, genitori e medici che lo hanno accolto calorosamente.

A fare da padroni di casa l’avvocato e la moglie che hanno raccontato e illustrato il reparto e l’attività svolta dalla fondazione ringraziando il regista per l’attenzione rivolta a questo tema molto sensibile.

Un’accoglienza che il regista forse si aspettava, ma quello che non pensava era di ricevere tante domande dai bambini che chiedevano spiegazioni o anticipazioni sulla nuova serie che sarà girata tra agosto e ottobre di quest’anno, in Puglia: «Siete tutti invitati in Puglia alle riprese del film. Chi si trovasse da quelle parti, sarà il benvenuto»: così Campiotti si rivolge ai piccoli.

La domanda più frequente che rivolgono al varesino è « Leo, morirà? Davide ci sarà?», ma il regista molto emozionato concede loro qualche esclusiva raccontando anticipazioni che li tranquillizzano. «Da giovanissimo volevo fare il medico, poi ho pensato che ci sarebbe voluto molto tempo e io invece avevo un forte desiderio di andare via da Varese. Mi sono iscritto a Pedagogia, poi a Rimini ho incontrato una troupe cinematografica e sono rimasto affascinato da come lavoravano, ma quello che mi ha cambiato la vita è stato l’incontro con il grande Monicelli. Da quel momento ho capito che avrei fatto quel lavoro anche se ho iniziato portando caffè».

Parla della sua passione e dell’amore che tutti dovrebbero mettere nel proprio mestiere, firma autografi, dialoga con i bambini, con i quali si mette in cerchio ma, ad attirare la sua attenzione, è Roman che legge davanti a tutti una sua poesia. Campiotti rimane colpito da questo ragazzo e si complimenta con lui definendolo «Roman il ragazzo romantico».

«Sono contento di essere qui a Varese questa resta sempre la mia città anche se adesso vivo a Roma, Varese è una terrà di eroi»: così dice il regista indicando i medici e volontari del reparto dell’ospedale.

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