In quattro anni 12mila aggressioni a sanitari, ma il dato è sottostimato. Indagine in Lombardia

Sono i casi accertati dall'Inail tra il 2016 e il 2020. Uno studio finanziato dallo stesso ente e coordinato dall'Università lavorerà per far luce sul fenomeno con il coinvolgimento di Asst Sette Laghi di Varese e Lariana di Como, e l'Ats Insubria

VARESE – Dal 2016 al 2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio sul lavoro accertati dall’Inail e codificati come violenze, aggressioni, minacce, con una media di 2.500 casi l’anno. Un dato sottostimato secondo il Centro ricerche in epidemiologia e medicina preventiva (Epimed) dell’Università degli Studi dell’Insubria, che per far luce sul fenomeno coordina lo studio ‘Valutazione dei determinanti principali delle violenze in due aziende socio-sanitarie territoriali lombarde, per una efficace prevenzione‘, finanziato da Inail, che coinvolge le Asst Sette Laghi di Varese e Lariana di Como, e l’Ats Insubria.

I risultati del progetto saranno presentati in un convegno che si terrà il 18 novembre all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia (Como), oltre che durante il Congresso nazionale di medicina del lavoro Siml di Genova (28-30 settembre).

“Le violenze contro gli operatori sanitari si aggiungono alle note difficoltà legate al periodo pandemico che stiamo ancora vivendo, contribuendo a deteriorare la salute fisica e mentale degli operatori stessi”, spiega Licia Iacoviello, professore ordinario di Igiene e salute pubblica e direttore del Centro ricerche Epimed.

“Secondo recenti stime dell’American Medical Association, 1 medico su 5 e 6 infermieri su 10 – aggiunge – vorrebbero lasciare il loro lavoro prematuramente a causa dello stress. Per questo motivo è importante non solo stimare la prevalenza del fenomeno, ma identificare i principali determinanti, e studiarne l’impatto sugli operatori coinvolti”.

“Tra le ricadute principali del nostro studio vi è la messa a punto di un sistema standardizzato che favorisca la segnalazione ed il monitoraggio degli eventi aggressivi, e la presa in carico degli operatori cha li subiscono, secondo gli standard previsti dalle linee guida di Regione Lombardia – spiega Giovanni Veronesi, professore associato di Statistica medica al Centro ricerche Epimed e responsabile scientifico del progetto – Questo avviene anche grazie alla creazione di una piattaforma web che permette la gestione complessiva degli eventi da parte degli operatori coinvolti nelle diverse fasi, quali risk manager e psicologo. Il tutto nel rispetto della privacy e dei protocolli di protezione dei dati personali”.