Incertezza per il futuro: prende la parola Marco Tenaglia, presidente di Confapi Varese

Il centro studi di Confapi ha realizzato il report congiunturale sul secondo trimestre, analizzando un campione di cento imprese. Marco Tenaglia, presidente di Confapi Varese, ha espresso i timori e gli umori del mondo dell’impresa.

VARESE – Sebbene i dati del secondo trimestre 2022 siano nel complesso positivi per le PMI varesine, le aspettative per il futuro sono prudenti e alle preoccupazioni per i costi energetici e per le materie prime si aggiunge il timore che in autunno l’economia possa subire una significativa decelerazione.

«Non sono i dati economici del secondo trimestre a destare preoccupazione, quanto l’imprevedibilità che caratterizza il presente, ma soprattutto il futuro a breve termine. Aumentata dalla caduta di un governo guidato da un primo ministro autorevole che ci ha spinto in una crisi politica incomprensibile e provocata da beghe distanti anni luce dal mondo dell’impresa e dai bisogni di imprenditori e lavoratori». Non può che partire da qui, dall’incerta situazione politica, l’analisi del presidente di Confapi Varese, Marco Tenaglia, dei dati congiunturali sul secondo semestre.

Tenaglia, infatti, riassume e illustra i timori e gli umori del mondo dell’impresa e degli associati di Confapi. «Dai dati possiamo cogliere segnali positivi. Difficile però azzardare cosa accadrà nei prossimi mesi. La pandemia non del tutto superata, il conflitto in Ucraina che continua ad avere ripercussioni negative sull’economia, il costo dell’energia alle stelle e quello delle materie prime. A tutto questo aggiungiamoci il problema politico. Affrontiamo le elezioni in un momento molto delicato con proiezioni che non sono rassicuranti e il sistema industria sicuramente aveva una visione positiva nei confronti del governo Draghi e nel premier in particolare modo. Draghi era una figura di garanzia anche in Europa e nel mondo. E questo è venuto meno a causa di beghe che nulla hanno a che fare con il lavoro».

Infine, Tenaglia conclude: «Non giriamoci troppo intorno, siamo sotto esame e per il momento abbiamo preso solo un terzo dei soldi del Pnrr. Il Paese necessità di riforme di cui si parla da tempo e che ora sono ferme. Preoccupazione che emergono dal mondo imprenditoriale in maniera trasversale. E mai come in questo momento, abbiamo bisogno di una politica serie. In passato la locomotiva Italia procedeva indipendentemente dalle beghe di partito, oggi invece c’è l’esigenza non possiamo prescindere dall’avere politici seri ed autorevoli. E Draghi lo era».