Ipercritici, piagnoni, mai contenti Ma è il Varese o la Juventus?  

VARESE Quando perdi due volte la tua Champions sul traguardo, nove su dieci finisce un ciclo. E finisci male. Il semisconociuto Varese ha già dato una lezione, perdendo due volte un’impronosticabile e leggendaria Champions (la serie A), ma trovando la disumana forza di risalire in sella e ripartire più forte.

Le due vittorie all’esordio – mai successo in B – dopo una disillusione terribile e dopo avere salutato il principale fautore (sul campo, dietro sono altri) dell’ultima scalata, dovrebbero meritare applausi e ancora applausi, perché in pochi avrebbero giurato in questi sei punti su sei (per colpa di Pesoli, sono solo cinque).

Invece molti continuano a storcere il naso e a lagnarsi, dimenticando un po’ di fiero spirito d’appartenenza e mettendo continuamente i puntini sulle i. Altrove difendono la loro bandiera inforcando gli occhiali della faziosità, qui invece lo facciamo con quelli dell’ipercritica e dei musi lunghi.

Ascoli e Lanciano forse retrocederanno (ma è tutto da vedere), come menano tutti il torrone per sminuire l’avvio biancorosso, salvo poi essere pronti a salire sul carro se puta caso alla sesta giornata il Verona perdesse al Franco Ossola, però si dimenticano di dire che il signor Castori ha espugnato Pescara senza sei possibili titolari, e che titolari: Bressan, Carrozzieri, Oduamadi, Ebagua, Corti e Kone (questi due entrati a fare la differenza nella ripresa). Se vogliamo fare i gran pignoli, facciamolo fino in fondo.

Soloneggiano: Il Varese ha giocato male. E che è, la Juventus della serie B? Da quando in qua ha l’obbligo di dare spettacolo? Castori ha giocato nell’unico modo possibile, cioè da vincente, contro gli abruzzesi che hanno venduto l’anima al diavolo per accaparrarsi i tre punti alla prima storica casalinga in B. Ha giocato battendosi il petto, abbassando la testa con molta umiltà, facendo la guerra, andando sotto e poi sfoderando i colpi di classe che possiede (per ora ne possiede pochi, ma quei pochi bastano). Il Varese di Sannino e quello di Maran, forse nelle due esibizioni in trasferta più dominanti e ben giocate, persero l’uno a Frosinone e l’altro a Pescara: chi non ha la pancia piena, non se ne dimentica.

A noi il mercato è piaciuto, al di là degli appunti sul caso De Luca (se dici alla gente che lo vendi solo per tanti soldi o che lo tieni un altro anno, poi la gente si fa venire l’acquolina e rimane delusa da qualunque altra scelta) e sul tormentone Ebagua (se lo riscatti dal Toro, vuole dire che ci credi e che lo fai giocare).

È piaciuto perché è stato un mercato da Varese, e non da tifoso che vede nel Varese la sua seconda squadra insieme all’Inter, al Milan e alla Juve, quindi di bocca buona (ecco il problema).

Non guardiamo ai nomi sulla schiena ma a quello che c’è sotto, e dentro. Un esempio per tutti: Momenté. Vale meno, come bomber, degli undici gol segnati dalla Zanzara? No. Vale meno come uomo? No. Va considerato un nuovo acquisto? Sì, eppure nessuno lo fa.

Castori ha il merito di non avere copiato Sannino o Maran, ma se stesso: spogliatoio davanti a tutto, Filipe o Damonte prima (o come) Kone. Milanese ha quello di essere pronto a buttarsi nel fuoco e a scottarsi, per difendere il suo Neto e il suo Varese.

Andrea Confalonieri

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