Poco più di un anno fa, era il 4 gennaio scorso, intervistavamo Giancarlo Ferrero al termine del derby vinto il giorno prima con Cantù. Lui fu uno dei protagonisti a sorpresa, con 11 punti ed una prestazione sopra le righe, per abnegazione e qualità. Praticamente un anno dopo, ci ritroviamo con lo stesso Giancarlo a commentare un momento difficile, teso, un tunnel in cui per ora la luce di uscita si presenta ancora fioca e lontana. Ieri coach Caja ha concesso il primo giorno di riposo dal suo insediamento, il 23 dicembre scorso, e noi ne abbiamo approfittato per commentare insieme a Ferrero questa transizione negativa dei biancorossi.
La prestazione purtroppo non basta, non abbiamo portato a casa la vittoria e parliamo ancora di una sconfitta. La partita con il Ventspils ha restituito però una squadra viva, ed è la cosa principale per noi stessi e per la nostra fiducia. Stiamo lavorando tanto e non stiamo raccogliendo i frutti. Qualche miglioramento si è visto, ne avevamo bisogno anche perché domani contro Torino c’è una partita chiave, da vincere.
Quella gara l’abbiamo rivista più volte, eravamo sotto di tre a 3’ dalla fine. Secondo me non è tutto da buttare, è una partita che abbiamo giocato nonostante il divario ampio finale. Ci sono state tante disattenzioni, tanti piccoli dettagli sbagliati, ma eravamo in partita e abbiamo sbagliato nel secondo quarto, quando l’inerzia era dalla nostra parte, a non immagazzinare un buon vantaggio chiudendo sul 40-40. Dobbiamo essere più cattivi e non ci riesce facile.
In questo momento una vittoria serve come il pane. Serve prima di tutto a noi stessi, perché vincere ti dà fiducia, ti fa capire che quello che stai facendo paga. La classifica non mente, ci dice che abbiamo bisogno di punti. Siamo i primi a non essere contenti, però ora ci siamo, dobbiamo lottare tutti insieme e uscirne fuori.
Quando le cose non funzionano come ora, non si può dare la colpa ad una sola persona, sarebbe troppo facile. Non è così: la società ha preso questa decisione, noi dobbiamo solo fare i giocatori, allenarci, essere consapevoli di ciò che sta succedendo e lavorare per venirne fuori. Non è una situazione piacevole, ma noi dobbiamo fare i giocatori e non sprecare altre energie in analisi che in questo momento non spettano a noi. A fine anno si tireranno le conclusioni, ora pensiamo a cambiare registro.
È difficile da dire adesso. Ma non voglio pensarci perché la stagione non è finita, siamo a una partita dalla fine dell’ andata. Se uno crede in quello che fa, deve pensare a ciò che potrà accadere. Fin qui le aspettative non sono state soddisfatte, certo: però bisogna comunque aspettare. Partendo da ciò che è successo l’anno scorso, da quell’entusiasmo, io voglio lavorare per tornare a quel punto lì. Dobbiamo guardare a quello che può succedere, e succede solo se credi in quello che fai.
Sicuramente il coach mi sta dando tanta fiducia e io mi sto giocando tanto in questo momento. Spero di non aver mai dato l’impressione di essere venuto meno nella mia aggressività nelle scorse partite, sono consapevole che a volte non sono riuscito ad esprimermi come volevo. Spero però di aver sempre messo in mostra il giusto atteggiamento e la giusta quantità. Vorrei essere più presente nell’attaccare il canestro, nell’andare a rimbalzo. Voglio fare meglio, ma è importante che ognuno di noi si senta partecipe, la soluzione a questo momento difficile riguarda tutti. La chiave è che ognuno si senta responsabile.
Ciascuna componente che segue la squadra ha il suo modo di esprimere il proprio affetto. La curva ci ha sempre dato una mano, ad esempio l’anno scorso nei momenti difficili. Quello è stato il loro modo per comunicarci il loro pensiero, per farci arrivare un messaggio. Personalmente va bene così, anzi: questa cosa mi dà carica.