BUSTO ARSIZIO Niente drammi. Per carità. È solo la prima partita. Ma giù subito la testa a lavorare per capire cosa non sta funzionando o quale meccanismo si è inceppato contro il Savona. È il senso del lungo applauso che il tifo tigrotto ha tributato a Serafini e compagni al termine della partita. È il cuore dell’incitamento partito dalla curva dal primo all’ultimo minuto.
Resta intatta la fiducia e l’apertura di credito verso la maglia biancobù e il gruppo che la indossa. Uno sforzo, comunque convinto in quel battimani, nonostante l’amarezza per un debutto andato male e forse anche un pizzico di voglia di manifestare il proprio disappunto. Ha resistito il pubblico a quella facile tentazione di distruggere. A lasciarsi andare alla contestazione. È successo, invece, il contrario.
I tifosi tigrotti hanno scritto una bella pagina di cultura sportiva, espressione di una tifoseria che a volte è andata sopra le righe con i mugugni e le critiche. Quante volte gli è stato puntato il dito contro proprio per quel suo deleterio disfattismo?
Ieri è arrivato un messaggio di comprensione nei confronti dei giocatori, anche se era tanta la speranza che ricominciassero da dove avevano interrotto il discorso lo scorso 6 maggio. Pensavano, quei tifosi, di ritrovare quel clima e quella Pro Patria tosta. Loro, i tifosi, quel filo non lo avevano mai smarrito. Erano convinti che anche i tigrotti sapessero in quale angolo dello Speroni fosse nascosto.
Nulla di drammatico: lo ha detto quell’applauso. Insieme alla certezza che i Polverini e i Nossa troveranno quel filo. Serve uno sforzo di memoria collettivo, anche da parte di quel “guappo” di Cozzolino al quale non va fatta mancare una sculacciata. È indispensabile che quel filo salti fuori, per rimarvi tutti aggrappati. Alessandria è vicina e il Rimini non è lontano. Due occasioni per dire che col Savona è stata una parentesi e che, paradossalmente, ha rispettato una tradizione negativa che vuole perdente la Pro negli ultimi tre debutti casalinghi.
Quegli applausi li vogliamo sentire ancora. Più forti e con più gente. Grazie a vittorie ottenute dopo partite giocate con occhi da tigre.
Giovanni Toia
a.confalonieri
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