La Liuc lancia la sfida Il futuro è equità ed etica

L’università degli Industriali ha inaugurato ieri l’anno accademico. Graglia: «Il pilastro è la correttezza fiscale». Prolusione di Gallo

– Equità ed etica, la sfida dell’Università Cattaneo riparte da queste parole chiave. «Fisco da riequilibrare per fare redistribuzione» il messaggio lanciato nella sua prolusione dal professor Franco Gallo, presidente emerito della Corte Costituzionale.
È tutt’altro che scontato che l’ateneo dell’Unione Industriali di Varese potesse scegliere tematiche apparentemente meno legate alle tradizionali questioni economiche per l’inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015, che si è svolta ieri mattina.
Del resto il presidente della Liuc Michele Graglia introduce il suo discorso parlando di «correttezza fiscale come pilastro etico per il bene comune».

E stupisce citando l’economista neo-marxista Thomas Piketty (già bollato come cripto-bolscevico dal “Wall Street Journal”) a proposito del capitalismo che «quando il rendimento del capitale supera il tasso di crescita del prodotto e del reddito, produce disuguaglianze insostenibili, arbitrarie, che rimettono in questione dalle fondamenta i valori meritocratici sui quali si reggono le società democratiche».
Per Graglia è un segno di come «la crescita vada coniugata ad equità, sviluppo e meritocrazia», ma è anche emblematico di un appello a «staccarsi

dalle etichette politiche. Forse così risolveremmo prima i problemi». Così sono in sintonia con l’università degli industriali anche le parole del professor Franco Gallo, che critica da un lato le politiche liberiste di deregulation ereditate dagli anni ’80 di Reagan e Thatcher, ma dall’altro anche la finanziarizzazione, «frutto di accordi internazionali e non di politiche liberiste», che ha prodotto «un massiccio trasferimento di reddito e ricchezza dal basso verso l’alto».
E delinea un modello di equità redistributiva dal punto di vista tributario che richiama i principi del teorico della giustizia sociale John Rawls, per anni riferimento dei “liberal” americani.
«Una crescita fondata su disuguaglianze crescenti destabilizza l’economia, visto che disuguaglianza e sviluppo sono inversamente proporzionali – fa notare il professor Gallo – oggi la scelta non è tra Stato e mercato, ma tra uno Stato invasivo, produttivistico e monopologeno, da accantonare, ed uno Stato sussidiario, regolatore e redistributore. Non ci sono alternative. E il primo passo è il richiamo ad un impulso morale e ad un’attenzione etica».

Così Gallo invoca apertamente «l’intervento distributivo dello Stato», l’unico in grado di «superare lo spaesamento dell’etica collettiva e l’allentamento dei legami sociali» generato dal divario tra i bisogni dei ricchi e dei poveri.
«La disuguaglianza è la vera patologia della nostra epoca. È una grave minaccia per la coesione sociale» secondo il presidente emerito. Così le politiche da attuare dal punto di vista fiscale devono essere conseguenti, pur partendo dalla considerazione di fondo secondo cui «il nostro sistema fiscale è iniquo, ed è giunto al capolinea della giustizia fiscale», visto che paga molti difetti, dalle «mini-patrimoniali surrettizie» introdotte negli anni ad una «pressione tributaria reale che supera il 50%» al fatto che «la ricchezza più gravosamente tassata è quella sui redditi e sui patrimoni immobiliari» oppure ad una «tassazione sulle società che è tra le più elevate d’Europa».
Così la soluzione che intravede il professor Gallo, a parità di gettito complessivo, è quella di «scaricare la tassazione dal reddito per compensarla con una tassazione redistributiva su altri tipi di ricchezza, le cosiddette “new properties”».

Esempi? L’ex ministro delle finanze ne cita alcuni. Si va dalla «tassazione sulle transazioni finanziarie, sul modello della Tobin Tax, ma a livelli non preoccupanti per il risparmiatore che investe» alla «bit-tax», che è la tassa sulla trasmissione digitale delle informazioni via etere, che «graverebbe in modo minimo sull’utilizzo di questi beni, ma costituirebbe un gettito alternativo al reddito e al patrimonio».
Così come la famigerata «web-tax, già introdotta in Spagna e in Francia, che colpisce i redditi prodotti dalle multinazionali del digitale» oppure delle forme di «royalties sui vantaggi derivanti all’economia privata dalla ricerca statale, come nella Silicon Valley».
Si tratterebbe, per Franco Gallo, di «nuove forme di tassazione meno gravose di quelle attuali».
Subito dal presidente della Liuc Michele Graglia arriva un appunto: «Andrebbero riequilibrati anche i flussi di uscita, non solo quelli tributari».