«La morte nel cuore, con la testa a Parigi»

Alberto Coriele intervista il campione varesino Ivan Basso, vincitore del Giro d’Italia nel 2006 e nel 2010

Ivan Basso è nato in Francia. No, non fisicamente. Ma ciclisticamente sì. Il mondo del ciclismo lo ha conosciuto su quelle strade, lo ha visto crescere. Parigi lo ha visto salire sul podio con la piccola Domitilla. 10 anni e tre figli orsono. Ivan Basso deve molto alla Francia, e gli stessi francesi devono molto a lui. Ivan le Roy. Quel ragazzo da Cassano Magnago che non mollava la ruota di Armstrong nemmeno a buttarlo giù dalla montagna. Anzi, come a La Mongie, lo batteva. Come tutti noi, Ivan è frastornato, attonito di fronte a ciò che Parigi sta vivendo in queste ore. Ieri nel primo pomeriggio Ivan è arrivato in Sicilia con la sua nuova squadra, la Saxo Tinkoff per il primo ritiro del 2015. Le gambe girano in bicicletta, la testa però resta agli attentati di Parigi.

È veramente difficile trovare le parole. Soprattutto perché la situazione ancora non è rientrata, è tutto in continua evoluzione purtroppo. Io e tutti noi viviamo con grande ansia aspettando la fine di tutta questa violenza. È una situazione fuori dal controllo, che personalmente faccio fatica a spiegarmi. Penso alla gente di Francia, chiunque può trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Entrare nel merito è complicato. Ognuno poi valuta la situazione a modo suo, secondo le proprie idee. Per ora mi sento solo di offrire tutta la mia solidarietà ad un paese intero che è sotto assedio. E sono fatti dolorosi da sentire, oltre che da vedere. Ne ho parlato anche in famiglia, ed è dura da accettare.

Per me la Francia è un grande amore, non l’ho mai nascosto. Sono nato là ciclisticamente, ho ottenuto al Tour i miei primi veri risultati da professionista. Ho sempre ricevuto affetto e calore da parte dei francesi. Ora in un momento difficile come questo, cerco di restituire ciò che loro mi hanno dato. Per un ciclista la Francia è qualcosa di speciale. I francesi sono il Tour, e se ami il ciclismo, di conseguenza ami anche il Tour.

Ad essere sincero no. Anche perché è passato davvero poco tempo. Ma in questo momento mi sento di dire che non deve esistere nessuna divisione, che sia di nazionalità o di sport. Siamo tutti uniti, anche perché da soli non si può fare nulla. C’è solo da affidarsi al buon Dio. Io da ciclista posso mandare un messaggio, esprimere un opinione su Twitter e magari avere una cassa di risonanza maggiore. Ma la verità è che il mio pensiero ed il mio messaggio valgono come quello di qualsiasi altra persona. C’è solo da sperare.

Sì. Però io non mi sento in pericolo, sono sincero. Il governo nostro e degli altri paesi stiano uniti per combattere episodi di questo tipo. Mi sento protetto dal mio Stato, perché so che combatte contro episodi di questo tipo. Come uomo, come marito e come padre di quattro figli mi sento al sicuro nel mio paese.

Sono appena atterrato in Sicilia, questo è il primo ritiro del 2015 dopo le feste. Mi fermerò qui cinque giorni e poi mi sposterò sul Teide, a Tenerife, per un’altra sessione di allenamenti. Da oggi inizia un lungo percorso che ci porterà fino ad ottobre. Sarà una bella stagione, ci sono tutti i presupposti per fare bene. Sento di avere la tranquillità giusta per lavorare. C’è sicuramente una bella situazione a livello di squadra. L’ambiente è positivo e più di così non si può chiedere. Poi siamo solo all’inizio e le vere risposte arriveranno quando si inizierà a fare sul serio. Però per ora sono davvero felice, è un bel momento a livello professionale.

Anzitutto voglio continuare a lavorare con questo approccio quotidiano, mantenendo sempre la visione all’obiettivo. Un obiettivo dopo l’altro.

Ho fame di vittorie. Soprattutto voglio continuare ad avere vere fame di vittorie. Non solo personali, ma di squadra. Vincere significa raggiungere il proprio obiettivo, non per forza tagliare per primi il traguardo.

È stata una bellissima esperienza, una sensazione molto speciale. Che puoi vivere solo grazie ad una squadra speciale. Il primo obiettivo stagionale era la cima del Kilimangiaro. Arrivati in vetta, avevamo già in mente l’obiettivo successivo.

L’obiettivo di questa squadra è porsi ogni volta obiettivi. Non stancarsi mai di guardare avanti. Devi sempre cercare di essere migliore di te stesso. Ci sono tanti esempi nello sport, e non parlo solo di ciclismo, che pur vincendo tanto sono sempre alla ricerca di stimoli nuovi.