La sensazione di essere stranieri nel proprio quartiere, Varese come le grandi città?

La nostra semplice impressione raccontata in modo spontaneo, camminando per una Varese che non sembra una città italiana.

Quello che colpisce in questo Agosto, con le alte temperature che hanno concesso una tregua e la pioggia che ha dato un po’ di respiro ai laghi ed ai fiumi, non è la città che si svuota o i cantieri aperti dovunque e che procedono a rilento. I varesini vanno in vacanza, i negozi chiudono e i turisti non sono a sufficienza per animare la città, anche se qualche turista in più, grazie ai mondiali di canottaggio alla Schiranna, si è visto nel mese di Luglio non solo, per fortuna, al Sacro Monte o sul Lago Maggiore, bensì nel centro città.

Quello che colpisce in negativo è la sensazione di essere tu lo straniero, in un centro città deserto frequentato e vissuto soltanto da facce straniere. Non ne faremo un ragionamento politico, ci limitiamo a constatare la realtà dei luoghi e lo stato d’animo provato, poi sarà il lettore a giudicare e a farsi un’idea, magari camminando per le vie del centro come abbiamo fatto noi.

Dove sono i varesini?

La zona interessata è ovviamente quella di Piazza Repubblica e le sue vie limitrofe – Via Piave, Via Medaglie d’oro, Via Magenta, Via Orrigoni, alla quale aggiungiamo anche Via Cavour.

Per diversi minuti si cammina senza incrociare un varesino. Gruppi di ragazzotti di diverse etnie (araba, africana, pakistana) percorrono le suddette vie con un flusso che vede Piazza Repubblica e le Stazioni Ferroviarie come punti di partenza e di approdo di questa zona centrale di Varese nella quale, con uffici e negozi chiusi, effettivamente non vi è un buon motivo per passeggiare. Incrociando queste persone, ti squadrano come se lo straniero fossi tu, straniero come strano, è strano trovare una persona con diversi tratti somatici o nazionalità in quel luogo. Che ci fai qui?

Le attività commerciali aperte prevalentemente sono quelle di tipo etnico, come i famigerati minimarket che ultimamente hanno i riflettori della Questura puntati addosso (qui la notizia) per verificarne le condizioni igienico sanitarie e le frequentazioni dei clienti. Piazza Repubblica poi è costellata di bivacchi di ragazzotti con la birra in mano seduti tutto intorno al rettangolo centrale, dove il mercato ha avuto l’effetto di ravvivare la piazza nei giorni dell’esposizione dei banchi ma non di migliorarne le condizioni nel resto della settimana.

piazza Repubblica durante i primi lavori di riqualificazione

Piazza Repubblica e le forze dell’ordine

In mezzo alla piazza una gazzella dei Carabinieri è parcheggiata con le portiere aperte; i due militari della pattuglia stanno controllando i documenti a due ragazzi africani, gesticolano, parlano al telefono, tentano di spiegarsi. Un normale controllo di routine che termina con uno dei due controllati che sale sull’Alfa Giulia e viene portato via, per fortuna in maniera tranquilla e senza resistenze. Tutto intorno, sui gradoni circostanti, e sul marciapiede di fronte, la scena è osservata da decine di bivaccatori che controllano i Carabinieri. Due contro cento. Tutto fila liscio, ma la sensazione avuta è quella di una sorta di quieto vivere; state controllando quei due, uno lo portate via, va bene così, non venite a rompere le scatole a noi, anche se bivacchiamo con gli alcoolici in piazza, se sporchiamo intorno al monumento ai caduti, se stiamo violando diverse normative comunali sul decoro urbano e – ci si consentirà il legittimo dubbio – se qualcuno di noi è senza documenti o ha addosso qualche grammo di sostanza. D’altronde Piazza Repubblica non è nuova a queste caratteristiche dei suoi frequentatori.

Parlando con commercianti e residenti nei palazzi intorno, nessuno di loro si lamenta delle forze dell’ordine, anzi. La loro presenza è costante, controllano e intervengono, eseguono fermi ed arresti, ma negli anni non vi sono stati significativi miglioramenti in mancanza di azioni realmente risolutive volte ad eliminare malintenzionati, spacciatori e bivaccatori; interventi palliativi ma non risolutori. I varesini evitano la piazza durante l’anno lavorativo, figurarsi adesso. Non è politica, è semplice constatazione della realtà.

la Polizia di Stato ai margini di un’operazione di controllo in Piazza Repubblica

Nulla da raccontare di rilevante, o forse no.

Prima di trovare una persona che parla italiano bisogna camminare parecchio, tornando in Corso Aldo Moro o di fronte alla Caffetteria Brasiliana. Non è successo nulla dal punto di vista della cronaca. Non è successo nulla di grave, di eclatante, nulla su cui fare i titoloni di un giornale locale. Non è successo nulla. O forse no. Qualcosa è accaduto in questi anni, ovvero l’arretramento dei varesini da intere zone della propria città, con l’etnicizzazione di alcune vie e l’avanzamento dello stato di degrado che è sotto gli occhi di tutti, con il rischio che la situazione possa degenerare come avviene in altre grandi città italiane ed europee. Varese in alcuni tratti non sembra più una città italiana, a voi giudicare se sia un bene o un male.