LUINO I timori sollevati non erano di certo pochi. E ora che, a quasi un anno dall’adesione della Svizzera allo spazio Schengen (12 dicembre), è tempo di bilanci emerge come il caos ipotizzato dagli oppositori della libera circolazione non si sia visto. Non mancano però le criticità: prima fra tutte quella dell’immigrazione clandestina, che ha registrato un netto aumento.
L’obiettivo dei clandestini è l’ingresso in Svizzera, sia come meta finale sia come “passaggio” verso il nord Europa. Oggi, del resto, sia sul versante varesotto, sia su quello ticinese i controlli alle frontiere ci sono. Continuano ad esistere anche se con criteri diversi: posti arretrati rispetto al valico invece che i presidi fissi in dogana. Una sorta di rete, alla quale però, continuano a sfuggire i clandestini. Stranieri irregolari che non desiderano altro che superare la frontiera arrivare in Ticino per raggiungere un Centro di registrazione e chiedere asilo, oppure proseguire il loro viaggio verso altri Stati europei. I dati, del resto, parlano chiaro: nel solo mese di novembre 127 clandestini sono stati intercettati dalle guardie di confine in Ticino, la metà dei quali nigeriani. Persone che sfruttano ogni possibile accesso nella speranza di un futuro migliore: dai treni, che collegano l’Italia alla Svizzera, passando per strade e valichi, soprattutto quelli minori, dove la presenza delle forze dell’ordine è più bassa rispetto alle direttrici principali.
Senza contare i boschi, dove spesso i confini, sono tali sono di nome. Ad “aiutarli” nell’attraversamento i soliti “passatori”. Li fanno passare, secondo quando emerso dalle indagini delle Guardie di confine, nascosti dentro autocarri, autovetture e furgoni. Si percorrono tratti brevi a fronte di compensi elevati. Così un viaggio di poche decine di chilometri con a bordo 15-20 persone può valere anche 2.000 euro. Quasi mai, poi, il
passatore attraversa il confine: si ferma a poche centinai di metri dal varco, limitandosi ad indicare la strada. Abbattendo così il rischio di venire fermato. Fondamentale, così, per le autorità elvetiche agire tempestivamente. «L’importante – confermano – è riuscire a fermare i clandestini nella fascia di confine. Solo così si permetterà all’Ufficio federale della Migrazione di avere elementi concreti, una volta rifiutata la domanda d’asilo, per poterli rimpatriare».
Esigenza che viene suffragata anche dai dati: basti pensare che nel 2008, ultima statistica completa disponibile, un immigrato illegale su tre è entrato in Svizzera passando dal Ticino. E questo prima della libera circolazione. «I controlli, che proseguiranno anche nei prossimi mesi – chiariscono le Guardie di confine – hanno lo scopo di impedire a queste persone di raggiungere le zone più interne. Fermarli all’interno renderebbe molto difficile identificarne la provenienza e di conseguenza, poter procedere all’allontanamento verso lo stato Schengen da cui sono arrivati».
b.melazzini
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