Laurenza: «Le minacce di Rea? Forse lo multo, ma non è cattivo»

No, sinceramente no. Sto cercando di capire perché sia capitato un episodio del genere e, ieri sera, appena rientrato da Parigi, dove ero stato per lavoro nel fine settimana, mi sono informato subito della cosa. Non è comportamento da Varese, almeno per come lo intendo io. E non è un comportamento che accetto da un mio dipendente che deve rappresentare la mia società in campo e fuori.

Lo condanno e non lo condanno perché non vedo un fine maligno nel comportamento di Rea, almeno per come lo conosco. Non è un ragazzo cattivo: ha solo peccato di impulsività e nella sua reazione alla pagella non c’è un intento violento né un secondo fine. Venerdì c’era nervosismo perché la squadra voleva vincere a tutti i costi, soprattutto dopo un mese avaro di risultati e lui non ci stava a perdere ma si è caricato di responsabilità. Sono comunque mortificato per questo episodio.

Ripeto: la reazione di Rea è stata dettata dal nervosismo ma come minimo riceverà un’ammonizione, una lettera di richiamo o una multa. Capirò meglio come stanno le cose solo dopo aver parlato con lui. Ho bisogno di andare a fondo.

Resto sbigottito perché non sono parole che devono uscire dalla bocca di un giocatore del Varese. Non è questo il calcio che voglio e se ho deciso di acquisire il club è anche per cambiare il mondo del pallone. Nell’immediato prenderemo un provvedimento verso Rea e lavoreremo tutti i giorni per dare un modello di comportamento positivo ai tifosi. Rea è stato impulsivo e non dovrà ripetere questo comportamento ma bisogna capire anche il suo stato d’animo.

Forse ho sbagliato io a chiamare così tanti bambini allo stadio in uno dei momenti meno facili per il Varese, caricando magari di ulteriore tensione e di ansia i nostri giocatori, reduci da una striscia senza vittorie. Volevo che tutti questi ragazzini fossero il motore per fare vincere la squadra ma, avendo preso le redini partita, i giocatori sono andati in affanno e c’è stato un sovraccarico di tensione.

L’allenatore è uno solo e invece quelli che davano contro al Varese erano almeno una cinquantina di persone. Quando le cose vanno male, il cervello si fissa sulle cose negative: per questo hanno recepito di più i fischi e gli insulti, invece degli incitamenti. Il nervosismo ci ha condizionato anche perché non arriviamo da un periodo facile.

È una squadra giovane che è stata profondamente rinnovata se non rifondata. Per ora è fortemente legata ai risultati ma bisogna stare tranquilli perché ha le potenzialità e l’organico per dire la sua. Il Varese che abbiamo visto negli ultimi tempi e che si fa impaurire quando la partita prende la piega sbagliata ha bisogno di fiducia e pazienza. I giovani impareranno a essere più da Varese e a reagire con grinta.

Sanno di essere professionisti che lavorano per un’azienda per cui devono fare fatturato nell’arco dell’ora e mezza della partita e per questo hanno grande responsabilità. La responsabilità genera tensione e perdere il controllo per un attimo non credo che sia una mancanza di rispetto verso i tifosi.

Sono fondamentali: la nostra risorsa più grande.

Filippo Brusa

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