Legnano, il Comune cadde per inchiesta: tutti assolti. Ora riflettere sulla riforma della giustizia

Assolti in appello l'ex sindaco Fratus, il suo vice Cozzi e l'assessore Lazzarini: la giunta di Legnano avrebbe potuto continuare a governare. L'inchiesta fu chiamata sinistramente "Piazza Pulita". E' arrivato il momento di fare valutazioni profonde

LEGNANO – La sentenza di assoluzione in appello dell’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, del suo vice Maurizio Cozzi e dell’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini, travolti dall’inchiesta “Piazza Pulita”, solleva nuovamente il dibattito sulla riforma della giustizia.

In una svolta inaspettata per alcuni e scontata per altri, l’ex sindaco Gianbattista Fratus, il vice Maurizio Cozzi e l’ex assessore Chiara Lazzarini sono stati assolti in appello nel processo “Piazza Pulita”.

Quattro anni fa, l’inchiesta aveva scosso la giunta leghista di Palazzo Malinverni, portando a condanne e dimissioni. Tuttavia, la sentenza di primo grado del 2020 è stata ribaltata in appello, con l’ex sindaco assolto anche dall’accusa di corruzione elettorale.

Nelle aule del Tribunale di Busto Arsizio, la condanna iniziale a due anni e due mesi per Fratus, due anni per Cozzi e un anno e tre mesi per Lazzarini aveva segnato la fine di un’era politica. Le dimissioni dei consiglieri comunali di Legnano avevano accompagnato le multe e le interdizioni dai pubblici uffici per gli imputati.

Fratus, Cozzi e Lazzarini hanno costantemente sostenuto di agire nell’interesse pubblico, senza alcun vantaggio personale nelle nomine contestate. Le difese hanno contestato la natura delle procedure, escludendo la presenza di reati.

Il processo “Piazza Pulita” ha incluso contestazioni riguardo a incarichi di consulenza, nomine di dirigenti, e il presunto accordo di corruzione elettorale tra Fratus e Luciano Guidi durante il ballottaggio.

L’assoluzione in appello ha fatto emergere dubbi sulla solidità delle accuse e sollevato interrogativi sul funzionamento della giustizia. La richiesta di riforme nel sistema giudiziario, già presente nel dibattito pubblico, potrebbe guadagnare ulteriore forza con il verificarsi di casi come questo.

Mentre la Corte d’Appello ha emesso l’ultima parola in aula, è probabile che gli effetti politici della sentenza alimentino discussioni prolungate sulla necessità di cambiamenti strutturali nel sistema giudiziario italiano.