Lo sciopero dei treni ferma la Germania

Paralisi nel weekend. I ferrovieri: «Salari più alti». Anche gli statali inglesi rivendicano aumenti

La Germania viene paralizzata, proprio nel weekend d’inizio delle ferie d’autunno, da un nuovo sciopero dei macchinisti: 50 ore di astensione, che stanno mandando in tilt il trasporto su ferro. Penalizzati dai disagi milioni di passeggeri. Si tratta della mobilitazione più importante del settore dal 2008. E ieri anche in Gran Bretagna si è scesi in piazza per l’aumento dei salari dei dipendenti pubblici e non solo. Mentre la crisi morde l’Eurozona, e il Sud dell’Europa tenta di combattere la disoccupazione, l’autunno caldo si sente soprattutto nei Paesi più forti dell’economia europea. Qui i lavoratori scelgono la via del «braccio di ferro» per migliorare condizioni e buste paga.

In Germania, alle 2 del mattino di ieri è iniziato lo stop dei treni interregionali, regionali e urbani della Deutsche Bahn: si tratta della seconda manifestazione di protesta in una settimana e stando al piano dei sindacati durerà fino alle 4 di domani mattina. Una mobilitazione che incrocia le ferie dei tedeschi e i tifosi della Bundesliga (fermo anche il treno speciale previsto per loro), bloccando di fatto il Paese. Due terzi dei treni a lunga percorrenza sono stati cancellati.

/>Il sindacato rivendica un aumento del 5% dei salari di macchinisti e personale di bordo e una riduzione delle ore settimanali di lavoro. «Uno sciopero annunciato all’ultimo momento e di queste dimensioni è completamente irresponsabile e rasenta l’irrazionalità», ha detto alla «Bild» il numero uno della DB Ulrich Weber. L’azienda ha promesso che da domani il traffico tornerà alla normalità, riuscendo intanto a garantire, con i servizi sostitutivi di bus e navetta, solo un terzo dei trasporti mancati. Le proteste dei macchinisti, in Germania, si stanno praticamente alternando con quelle dei piloti della Lufthansa.

In settimana si erano fermati i lavoratori delle linee low cost controllate dalla compagnia di bandiera. Questo nell’ambito di una vertenza sul trattamento pensionistico che dura da mesi e che ha già colpito oltre mezzo milione di passeggeri dallo scorso aprile. Intanto nel Regno Unito ieri migliaia di persone sono scese in piazza a Londra, Glasgow e Belfast per chiedere un aumento degli stipendi nel servizio pubblico. Ma alle manifestazioni si sono uniti anche dipendenti del settore privato con le stesse rivendicazioni salariali.
Le marce sono iniziate il 13 ottobre con i lavoratori della Sanità, seguiti da quelli della Pubblica amministrazione.