Lo sport varesino, raccontato da Edo Bulgheroni

L’intervista al presidente dei Roosters, che nel 1999 conquistarono lo scudetto della Stella

L’attesa del piacere è essa stessa piacere» (Gotthold Ephraim Lessing, filosofo) Applicata alla palla al cesto cittadina, la massima risuona più o meno così: «Partiamo per vincere lo scudetto». Diciotto settembre 1999, Villa Recalcati e Martina Colombari a fare da impareggiabile scenografia, una notte travagliata alle spalle ed una follia colorata di speranza (o viceversa) a guidare il tragitto delle parole: l’attesa del piacere biancorosso targato Roosters nacque proprio così, duro per ben 9 mesi e contagiò una città intera. Chissà se l’oratore di quel giorno ne è consapevole…

Solo il giorno in cui la Pallacanestro Varese cambierà proprietario. Mi spiego subito: senza i Borghi, i Bulgheroni o i Cimberio una frase del genere non è ripetibile, come difficilmente lo sono quei traguardi. Io faccio davvero i complimenti alla dirigenza attuale: in questo momento, gestire una squadra di basket senza un mecenate dietro non è cosa facile.

Quando papà ha recentemente detto di considerare Gianmarco come un figlio, io e mio fratello abbiamo scherzato: “Non lo sapevamo, ma lo accettiamo volentieri in famiglia”. Il Poz ha anche dichiarato che si sposerà a casa nostra, per cui… Il rapporto che mi lega a lui è qualcosa di particolare: non succede tanto spesso di frequentare una persona così poco e di ritrovarla, sempre, come se l’ultima volta fosse stata il giorno prima. Si è lamentato perché non sono ancora venuto al palazzetto: gli ho risposto che aspetto di vederlo vincere almeno quattro o cinque partite di fila.

Sta facendo una grande esperienza, ha commesso degli errori e li ha ammessi pubblicamente, com’è nel suo animo. L’anno prossimo non li rifarà: questo può essere l’inizio di un ciclo che parte dall’allenatore. Gianmarco è come un oggetto prezioso e va gestito con estrema cura: nella sua pazzia, ma anche nella sua fragilità, c’è tutto quello che lui può dare e gli altri no. Finché lo vedo essere se stesso sono contento, la dirigenza lo sta gestendo bene.

Alla gente di Varese non la puoi raccontare: tre quarti delle persone che affollano il Lino Oldrini sanno che servirebbe un pivot. Poi, per carità, le sconfitte ci stanno ed i playoff sono ancora possibili. Il nuovo playmaker rappresenta quasi un lusso: a Cantù mi è piaciuto molto, deve solo capire che non è più in Nba e può permettersi di tirare anche con più tranquillità.

A meno di clamorosi interventi, è l’unico modo per andare avanti. Non conosco i meccanismi interni e nemmeno ascolto i pettegolezzi: di certo sono finiti i tempi per soluzioni diverse. Un salto di qualità, soprattutto nel garantirsi un minino di continuità ed aprirsi ad orizzonti che vadano al di là del singolo anno, passa da una base economica molto più alta dell’attuale. Solo a quel punto arrivano la competenza nella gestione delle risorse o nella scelta dei giocatori. Varese non è Milano, ma nemmeno Sassari o Reggio Emilia: c’è ancora troppa differenza.

Che rinunciare ai soldi per seguire un’idea è proprio una roba da Sannino, uno di quelli che fanno parte della categoria dei Pozzecco: persone che danno molto di più rispetto a ciò che è richiesto dalla semplice professionalità e quindi possono permettersi atteggiamenti e comportamenti che ad altri non sono concessi. Giuseppe è una persona che conosco e stimo, mi fece innamorare di quel Varese: dietro di lui, poi, aveva un dirigente come Sogliano, capace di seguirlo e capirlo. Bettinelli? Non posso giudicare il suo lavoro: quest’anno ho visto solo la partita in casa con l’Entella e la trasferta con la Lazio in Coppa Italia.

No, anche se per la maggior parte delle persone è così. Mi preme sottolineare che domenica il Rugby Varese si giocherà sul campo una fetta importante del suo futuro: contro il Mantova c’è in palio la serie B. La società deve essere presa come esempio per il lavoro che svolge con i giovani, pur senza avere la ribalta degli altri sport: merita davvero enorme considerazione. Poi c’è l’atletica: il Cus e l’Atletica Varesina sono molto competitivi e gli va data attenzione: con la nuova pista di Calcinate degli Orrigoni andranno ancora meglio.