L’oratorio dimenticato «Il futuro è in mano ai giovani»

Il futuro degli oratori varesini è in mano ai ragazzi. «Sono i giovanissimi, infatti, che non identificandosi col quartiere di appartenenza, bensì col credo cattolico, riusciranno a vivere davvero il concetto di comunità pastorale, di cui la fede è centro e legame».

L’oratorio è quindi «uno strumento di religiosità e spiritualità», secondo don , responsabile per la pastorale giovanile della comunità Maria Madre Immacolata, che a Varese raccoglie le parrocchie di Avigno, Bobbiate, Calcinate del Pesce, Masnago, Lissago e Velate.

«Oggi più di ieri, infatti – spiega il sacerdote – l’impegno oratoriano non si concentra esclusivamente sulla formazione religiosa dei ragazzi che, oltre agli anni di catechismo prosegue con gli incontri formativi e tematici per adolescenti e giovani. Si basa, invece, su un’attenzione rivolta all’attualizzazione del credo cattolico rispetto alla società in cui i giovani sono inseriti». L’esempio arriva anche dal rapporto che s’instaura coi ragazzi di etnie e religioni diverse, in media 1 ogni 40, che vengono accolti con favore negli oratori della comunità.

Con l’evidenza di radicali cambiamenti nella società e, inevitabilmente, anche nella vita dell’oratorio, si è rivelata indispensabile una riorganizzazione sia educativa che “geografica”.

Nuove modalità di approccio e di presenza sono diventate il segno distintivo delle comunità pastorali.«Neanche un prete per chiacchierar» dice sorridendo don Nicola citando Celentano, per spiegare la sensazione dei fedeli che si sono trovati a “condividere” lo stesso prete che non può essere presente nelle sei parrocchie in contemporanea.

Il volto degli oratori negli ultimi anni è quello dei giovani e, perché no, dei laici impegnati attivamente.«La forza di questo tipo di realtà sta nella relazione – prosegue don Porcellini -, una forza difficile da vivere ora che il concetto di “piazza”, come punto d’incontro, è stato sostituito dalla relazione telematica, attraverso i Social e internet».

«Questa relazione ora è in mano ai giovani che si spendono nel servizio di educatori ed animatori». Le proposte d’incontro sono tante e per ogni fascia d’età, dai percorsi formativi per ragazzi di scuole elementari, medie e superiori, a quelli più ludici delle domeniche vissute insieme e dedicate all’intera famiglia.

Il don è consapevole del clima ancora non stabile della comunità pastorale.Ne è un esempio la realtà di Calcinate, dove l’utilizzo della struttura dell’oratorio si è ridotto notevolmente, modificando i ritmi della parrocchia.Questo è uno degli scogli, tra i tanti già superati, che don Nicola evidenzia come prossimi passi da fare per il cammino della comunità.

«C’è un forte campanilismo che impedisce ai parrocchiani di essere davvero in comunione. Serve un orizzonte comune. Forse dovremmo ricordare che il centro della realtà oratoriana è Cristo, non il luogo in sé».

E proprio in quest’ottica sono riorganizzati i centri dell’attività parrocchiale in punti d’incontro centrali rispetto all’estesa area che copre l’intera comunità.

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