«Macché jihadista, solo religioso Non ha mai fatto male a nessuno»

La sorella difende il marocchino di Brunello rimpatriato per le sue idee radicali. Per la questura di Varese però si tratta di una espulsione a scopo preventivo

– Espulso per le sue idee radicali. , 34 anni, saldatore alla Petrella di Castronno, è il giovane marocchino espulso una settimana fa dal suolo italiano. Viveva a Brunello, figlio di un ex imam che ha predicato a Varese, incensurato, moglie italiana che risiede in Svizzera. Giovane, la consorte che ha 22 anni. «Non le ha mai imposto di mettere il velo», racconta la sorella di Khachia, per tutti Mohamed. Narra la leggenda che al momento della sua espulsione su ordine del Viminale, quando il musulmano è stato accompagnato in questura, negli uffici di piazza Libertà abbia chiesto dove fosse La Mecca per poter pregare.

Chi è Mohamed? «Una persona normale – racconta la sorella – ora è a Casablanca con nostro padre. In campagna. Terrorismo? Ma per favore – aggiunge la ragazza – è da 21 anni in Italia. Mai avuto contatti con jihadisti» l’espulsione, per i familiari non ha senso. «Contavamo su di lui per un sostegno economico». Khachia non aveva l’aspetto dell’integralista. Vestiva all’occidentale. Niente barba lunga. Su Twitter e Facebook però ha espresso opinioni giudicate estremamente radicali.

Almeno dal Viminale, su segnalazione della Digos della questura di Varese. «Ha scritto su internet che le ingiustizie non le subiscono solo i cristiani, ma anche i musulmani», dice la sorella aggiungendo che in casa si guardano anche canali arabi. «Non gli hanno dato neanche la possibilità di difenersi – racconta . – è vero, lui è uno testardo, se una cosa è bianca per lui è bianca, se è nera è nera. Ma non ha mai fatto male a nessuno». In casa non c’erano armi. C’era una targa che inneggiava a Maometto, ma nulla di più. Dal racconto dei familiari emerge la figura di un integralista sì, ma non con pulsioni violente. È stato a La Mecca? «Sì – dice la sorella – ma come un cristiano può essere stato in Vaticano. Non era violento, mio fratello è contro le ingiustizie. Tutto qui».

Dalla questura confermano: espulsione preventiva. Khachia non ha avuto contatto con terroristi. Ma sui social esprimeva idee radicali postando foto di bambini morti sotto i bombardamenti dei cristiani. L’espulsione è dovuta al fatto che qualcuno avvicinandolo avrebbe potuto accenderlo. Preventiva,insomma, questa espulsione di un giovane di seconda generazione definito dalla sorella «molto più italiano che marocchino. Era contro le ingiustizie. Non certo un terrorista».
Le indagini della questura varesina sono di fatto ancora in corso. Ci sono altri controlli in atto. Singolare che il 28 gennaio, dal suo profilo Twitter, il giovane espulso come tasse se stesso: «Espulso giovane marocchino di seconda generazione da Varese – scrive- accade in queste ore proprio per la nuova norma stupida di Angelino Alfano».