Mario Monti che non ti aspetti La vita varesina del nuovo premier

Alfredo Ambrosetti è un maestro della consulenza per le direzioni d’impresa. Meglio, e a dirla tutta: il maestro. Consigli alle imprese private, naturalmente. Ma esperienza per darne anche all’impresa pubblica. Nel caso di questi giorni, all’impresa con la “i” maiuscola. All’Impresa Italia, quella che sta fallendo e che un varesino della medesima cifra di Ambrosetti verrà quasi certamente chiamato a salvare.

Il candidato premier che condivide questa varesinità è Mario Monti, 69 anni, nato nella clinica Rovera di viale Aguggiari, palazzo dai maestosi contrafforti e dall’intonaco color pesca, di fronte allo storico mobilificio Alesini. Monti dei Monti d’estrazione milanese, sfollati qui durante la guerra, poi ritornati nella metropoli, però conservando nel cuore le suggestioni prealpine. Per essere precisi: sacromontine. Tanto da abitare successivamente per anni, nei periodi di vacanza, una villa a Sant’Ambrogio Olona, nel cono d’ombra del percorso seicentesco disegnato dall’Aguggiari e arredato dal Bernascone.

Tornando all’Impresa Italia. Ambrosetti valuta con favore (con gioia) l’ipotesi di Monti presidente del Consiglio. «Non ci potrebbe essere – sostiene – scelta migliore in un momento così nero per il Paese. Anzi, non ne vedo altra. Monti rappresenta l’unica scelta perché Monti è unico. Gode di uno straordinario prestigio all’estero, offre il volto dell’Italia più seria e affidabile, è rispettato fino all’ammirazione. Nessuno dispone d’eguali talenti, non solo tecnici, per dedicarsi al traghettamento dell’Italia su sponde sicure».

I due, Ambrosetti e Monti, si conoscono bene e da tempo. Il primo incontro avvenne una trentina d’anni fa, proprio in occasione d’uno degli appuntamenti economico-politici di Villa d’Este a Cernobbio. Ambrosetti promotore, Monti relatore. La reciproca stima era già nata, vi si aggiunse l’amicizia. In seguito divenuta familiarità, raccolta e consolidata dai figli succeduti alla generazione dei padri. «In privato -racconta Ambrosetti- ho avuto, e non poteva essere diversamente, la conferma delle qualità di Monti. Del suo tratto umano delicato. Del suo rigorismo intellettuale. Della sua capacità di finalizzare ciò che si pensa a ciò che si realizza. Un uomo impeccabile. E che credo non si esageri a definire perfetto».

Un uomo che trasferirà nell’eventuale impegno di capo del governo qualche segno della varesinità di cui è portatore per i natali e per i valori? Secondo Ambrosetti sì. Anche perché, osserva, «Monti non mi pare sia classificabile nella categoria dei varesini per caso. Avverte un forte legame con la nostra terra, ne ha reso spesso pubblica testimonianza, e la sua storia di personalità dell’economia, della politica, del mondo accademico dimostra che egli dispone delle virtù appartenute e appartenenti ai migliori varesini».

Non a caso l’Università dell’Insubria gli conferì nel 2004 la laurea honoris causa per le sue doti e i suoi meriti, la Famiglia Bosina gli assegnò nel 2009 la Girometta d’oro per l’identico motivo, e il Lions Club Prealpi per analoga ragione lo gratificò con il premio Lumen claro. Proprio di luminosità progettuale e chiarezza d’intenti ha bisogno l’Italia per uscire dal buio: Varese ci aveva visto lungo e in anticipo.
Max Lodi

e.marletta

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