Mazara Del Vallo, tentano di vendere file sulla cattura di Messina Denaro arrestati un carabiniere ed un consigliere comunale

Entrambi della città del trapanese a pochi chilometri da Castelvetrano, feudo del boss arrestato dopo decenni di latitanza (foto dal web)

MAZARA DEL VALLO (TP) – Avevano individuato in Fabrizio Corona, il noto paparazzo finito nei guai con la giustizia negli anni scorsi, il possibile intermediario per vendere alcune centinaia di file riservati e coperti dal segreto istruttorio sulla cattura del boss di Cosa nostra e super ricercato, fino all’arresto dei mesi scorsi, Matteo Messina denaro, il capomafia di Castelvetrano (Tp) bloccato mentre andava a sottoporsi a chemioterapia in una clinica di Palermo, come un qualunque cittadino.

Si tratta di Luigi Pirollo, carabiniere accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, Giorgio Randazzo, consigliere comunale di Mazara del Vallo che deve rispondere di concorso e ricettazione, entrambi raggiunti da custodia cautelare agli arresti domiciliari. Per Fabrizio Corona, è scattata la denuncia a piede libero per ricettazione.

L’inchiesta parte dalle intercettazioni a carico di Fabrizio Corona, dalle quali sono emersi i tentativi di vendere documenti riservati su Messina Denaro. Si tratta di file audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato.

In una telefonata intercettata la scorsa primavera Corona parla di uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale, grazie a “carabinieri” e Corona avrebbe parlato in più occasioni di rivendere il materiale che il consigliere gli avrebbe procurato. Il 25 maggio il giornalista Moreno Pisto, direttore del quotidiano online “Mow”, Randazzo e Corona si sono incontrati. In quella occasione il giornalista di “Mow”, è riuscito a fare copia dei file che gli venivano offerti. Il giornalista dopo avere visionato i file ha capito che si trattava di materiale riservato ed è andato alla Squadra Mobile di Palermo dove ha raccontato tutto.

Le indagini hanno permesso di risalire al militare che aveva lasciato tracce informatiche del suo accesso ai file riservati e, successivamente, di individuare il consigliere comunale.