Monteviasco, risarcimento respinto dopo la tragedia

Verdetto amaro per il Camoscio Bellavista: l’ex gestore perde la causa in Tribunale

È finita, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio, la causa civile promossa dal ristorante Camoscio Bellavista, uno dei più noti di Monteviasco, che dovette chiudere i battenti per assenza di clienti dopo la tragedia del 12 novembre 2018 (la morte in un incidente del caposervizio della funivia Ponte di Piero-Monteviasco) e dopo la chiusura dell’impianto. Giovanni Ranzoni, proprietario del ristorante, assistito dall’avvocato Gian Piero Maccapani, ha intentato una causa contro il Comune di Curiglia con Monteviasco e la Regione Lombardia per il risarcimento dei danni subiti.

Ma la vicenda non si è certo conclusa positivamente per l’ex ristoratore e il legale, dato che il giudice Ida Carnevale del Tribunale di Varese non solo ha negato il risarcimento (che era stato quantificato in 400mila euro), ma ha anche condannato Ranzoni a pagare le spese legali sostenute dalla Regione, dal Comune e dall’assicurazione che era stata coinvolta nel procedimento giudiziario dall’amministrazione del paesino.

Il paesino di Monteviasco

L’avvocato Maccapani ha dichiarato di rispettare ma non condividere la sentenza, annunciando la valutazione di un possibile ricorso in appello insieme al suo cliente nei prossimi giorni. La causa era stata avviata dall’ex ristoratore, che riteneva che la sua attività non fosse stata adeguatamente tutelata, specie con provvedimenti finanziari che ne garantissero la continuità, considerando il suo ruolo significativo per le tradizioni locali, la cultura e il turismo.

Tuttavia, il giudice ha stabilito che le azioni del Comune e della Regione sono state adeguate.