Morgan la “canta” a Giorgia Meloni: ecco la filastrocca che le ha dedicato

Mentre impazza il totoministri, Morgan richiama la Meloni a mantenere la promessa fattagli in cambio del suo appoggio. Ossia investire nella cultura, un bene a beneficio di tutti, senza distinzione di colore politico e condizione sociale. Quindi il suddetto dicastero non può essere ostaggio di trattative, piuttosto diventare un centro culturale, da assegnare all’unico meritevole...

Marco Castoldi (in arte Morgan) si è esposto, nell’ultima campagna elettorale, scegliendo coraggiosamente di esplicitare il suo appoggio a Giorgia Meloni, in controtendenza rispetto a tanti suoi colleghi artisti. Ora, a pochi giorni dalla scelta della squadra di governo, “manda” virtualmente, tramite il magazine MOW, una lettera alla (probabile) futura Presidentessa del Consiglio dei Ministri.

Perché il Ministero della cultura è il più importante? Perché è forse l’unico dove il denaro ha un ruolo minore. E allora cosa conta il ministero della cultura se non è centrale il denaro? Conta la persona, non la politica, perché il ministero della cultura deve appunto garantire la cultura, non altro. E la cultura cos’è? È la cosa che distingue l’essere umano dall’animale e deve essere affidato con serietà e responsabilità, e in questo caso bisogna mandare a quel paese il totoministri e tutta una serie di stronzate e di giochi di potere.

Il ministero della cultura non può permettersi per nessuna ragione al mondo di essere guidato da mediocre che non vola, perché il ministero della cultura è un aereo di linea con dentro tutti i cittadini e il pilota non può essere incompetente, perché se cade li ammazza tutti, nessuno escluso, i ricchi e i poveri, i vecchi e i bambini, incluso se stesso. Ma scherziamo? Il Ministero della cultura è il punto focale, non del governo, non dell’economia, non del Paese, non di questo secolo, non del bilancio o dell’assetto strategico internazionale. Il ministero della cultura è della vita.

Quindi, signora futura premier Giorgia Meloni, amica mia, donna dal talento e dallo spirito eccezionali, persona speciale, che più in questo momento può decidere le sorti dei nostri prossimi anni, che ha in mano il destino di tutti. L’ho chiamata, si ricorda, dicendole se era disposta a investire sulla cultura e a promuovere operazioni culturali per risollevare il Paese dal declino? E lei mi ha detto: «Sì, sono disposta».

A questo punto io l’ho mediaticamente promossa, a costo di restare solo e abbandonato da tutti gli amici che non l’hanno capita, da tutto il mondo dell’arte, di perdere rispetto e credibilità, perché io Morgan, artista e uomo di cultura anarchico l’ho appoggiata e difesa con tenacia, con il cuore, pur essendo un libertario, non un fascista, ma un uomo libero che va dove va il buon senso e dove vanno le idee, dove va la verità, e la bellezza, io l’unico intellettuale moderno che le ha dedicato oltre che il tempo e le parole, il cuore e la mente, ora le faccio una specie di ramanzina, simpatica, diciamo un pizzicotto per vedere se è sveglia e reattiva, ma glielo faccio con un sorriso e dandole un bacino sul gomito, come si fa con una bambina che si gira perché non vuole svegliarsi ma manca mezz’ora per andare a scuola e si deve alzare e preparare in fretta. Io le dico con voce calda, profonda e un po’ roca di cantautore e di poeta, e un po’ anche di crooner, come se le stessi spiegando da papà il significato di una fiaba, le sto dicendo delle cose importanti, che sono molto diverse dalle strigliate della mamma o dalle ramanzine della maestra, io che non ho avuto la vita facile, io che lotto tutti i giorni contro il mondo per mantenere famiglie multiple perché sono uno dei più grandi artisti che questo Paese possa vantare senza meritarselo, ma sono anche un coglione di prima categoria che ha fatto danni a destra e a manca, perché sono un essere umano, le canto questa filastrocca inventata:

Futura nostra guidatrice
non faccia la follia
di non fare come dice
non rischi che l’Italia
non viva in meraviglia
dia in mano il ministero, quello culturale
a chi ne sa davvero di vita intellettuale
cultura deve avere come condottiero
figura popolare, persona trasversale
che in questa nostra era ha solo un nome noto
ma in fondo tutte uguali da stadi a cattedrali
dai palchi alle balere
dalle biblioteche alle opere liriche
dai virtuosi ai più sfigati
non c’entra il vil denaro
non c’entrano i miliardi
si sente dire in coro
un solo nome noto
ed è Vittorio Sgarbi.

Cultura è la parola più vasta che ci sia, è la parola che fa tremare, perché fa inginocchiare, abbassare la testa, sia per rispetto che per bisogno, e fa piegare la schiena e abbassare gli occhi, al contadino che deve raccogliere e all’occhio che deve cogliere. La cultura è in alto quanto in basso, è il cielo e la terra, è leggerezza gioiosa dello spettacolo d’arte e lo studio pesantissimo della filosofia, è il serial televisivo e il documentario di scienza, la cultura fa soggezione e genera rispetto spontaneamente, non per ricatto e non  per imposizione. Perché cultura è sia l’alto che il basso, ovvero sia culto che raccolto. Quindi in mezzo ci sta tutto. Se la cultura appartiene al più elevato essere umano, il sovrano, il potente, l’illuminato, e riguarda anche il più umile individuo come il proletario, il carcerato, il bracciante, il dipendente, il disperato, ciò vuol dire che appartiene a tutta l’umanità che sta in mezzo ai due estremi. Colto, raccolto, cultura, coltura, coltivare la matematica, coltivare la musica, il culto del  fallo, cogliere in fallo, insomma ‘cultura’ è una parola che vale tanto per i contadini che seminano e raccolgono i frutti  tanto quanto i professori che stanno tutta la vita sui libri e quindi sanno un sacco di cose. In mezzo ci sta tutta l’umanità, tutti gli altri. Ecco perché cultura non è di destra o di sinistra, perché è per tutti, riguarda tutti e tutti ne hanno bisogno. Il pane è di sinistra? E l’ombrello è di destra? Dio, che è necessario per tutti, e che tutti conoscono, possiedono, frequentano, usano automaticamente, non ha colore politico ma è rispettato da tutti e appartiene a tutti. 

Dunque il Ministero della cultura non può essere:
1) Nel totoministri
2) Affidato ad un mediocre 
3) Considerato meno importante della difesa o dell’economia
4) Non essere esso stesso un centro culturale
5) Non occuparsi di tutte le discipline artistiche
6) Avere colore politico
7) Mai spegnersi
8) Subire o attenersi alle regole e alle burocrazie frenanti e limitanti
9) Avere meno stanziamenti degli altri
10) Non essere affidato a Vittorio Sgarbi nel 2022“.