Morte sospetta in ospedale C’è un’altra lettera del corvo

VARESE Avrebbe paventato una seconda morte sospetta il corvo che da febbraio vola sull’ospedale di Varese. I bigliettini anonimi indirizzati a Vittorio Mantovani, cardiochirurgo autore di una denuncia per mobbing nei confronti dell’ospedale – e da lui trovati sulla scrivania o addirittura affissi in bacheca – avevano iniziato ad arrivare mesi prima della lettera fatale inviata ai familiari di una donna di 80 anni morta dopo essere stata sottoposta a due interventi chirurgici ai quali aveva partecipato Mantovani. In quella lettera, consegnata alla procura e dalla quale è scaturita un’indagine per omicidio colposo, c’erano parecchi dettagli. Accuse rivolte all’operato del primo assistente dell’équipe di cardiochirurgia che avrebbe commesso un errore nel corso del primo intervento cercando poi di correre ai ripari con la seconda operazione. Mesi prima, però, i bigliettini anonimi paventavano un’altra morte sospetta; la morte di un anziano anch’esso ricoverato in

cardiochirurgia e curato da Mantovani. In quella prima circostanza, però, le accuse del corvo erano generiche; non c’erano indicazioni di alcun tipo, tanto che non ci fu mai un’indagine sulla base di quelle poche parole imprecise. È bene precisare che non ci fu mai nemmeno una denuncia sporta dai familiari di qualche paziente. Poco dopo quell’accenno al decesso arrivò addirittura l’accusa neanche tanto velata dell’occultamento di un cadavere; con tanto di articolo del codice penale messo in evidenza. Le vicende corrono parallele: se sulla questione mobbing (Mantovani ha accusato tra aprile e maggio i vertici del reparto di avergli precluso la sala operatoria e di averlo escluso da tutta una serie di consulenze) probabilmente saranno ascoltati i responsabili di reparto e il personale che vi opera; sul caso dell’anziana deceduta è stata ordinata una perizia specialistica per accertare la verità sulla morte della paziente.

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s.bartolini

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