Naufragio di Lisanza, lo skipper: “Uno 007 si qualificò come carabiniere. Non sapevo che…”

La deposizione davanti al gip di Busto Arsizio Piera Bossi di Claudio Carminati, il comandante della "Goduria", affondata sul lago Maggiore con a bordo 23 agenti segreti, italiani e israeliani. L'uomo è accusato di omicidio colposo per la morte di quattro persone, tra cui sua moglie. Ecco cosa ha detto secondo quanto riporta l'Agi

BUSTO ARSIZIO – Per la prima volta Claudio Carminati, il comandante della barca con a bordo 23 agenti segreti affondata nel lago Maggiore la sera dello scorso 28 maggio, parla ai magistrati. Stando a quanto apprende e riporta l’agenzia Agi, alla domanda su come gli 007 siano finiti sulla “Gooduria”, spiega di essere stato avvicinato da “un uomo che si qualificò come un carabiniere” che gli chiese se fosse stato disponibile ad accompagnare “una delegazione con stranieri provenienti dal Canada”

a una gita in acqua dolce. Solo dopo la tragedia avrebbe capito che quell’uomo, che già aveva incontrato nel 2022, era un rappresentante dell’intelligence italiana. Carminati, accusato di omicidio e naufragio colposi, ha negato in modo deciso di sapere che avesse a che fare con una comitiva così “particolare” e di averlo scoperto solo dopo che la tromba d’aria provocò 4 morti. Queste affermazioni sono state rese durante l’interrogatorio davanti alla gip Piera Bossi seguito al provvedimento della Procura di Busto d’Arsizio che, venerdì scorso, aveva disposto nei suoi confronti il divieto di espatrio e l’obbligo di firma davanti alla polizia giudiziaria.

Una decisione motivata dal fatto che l’indagato aveva chiesto il passaporto in Questura per andare in Russia. Nel timore che scappasse a indagini in corso, la Procura lo aveva bloccato. A suo dire, questo ha riferito agli investigatori, voleva andare a Rostov per visitare la figlia della moglie Anna Bozhkova, morta nel naufragio, con la quale viveva in barca. Ai magistrati ha assicurato che avrebbe rinunciato a chiedere il passaporto e la sua misura è stata ridotta: confermato il divieto di espatrio ma obbligo di firma “solo” due volte alla settimana. Sempre durante l’interrogatorio seguito alla misura cautelare, Carminati ha fatto presente che “in 15 anni di navigazione sulla mia barca nessuno mi ha mai fermato per controllare che fossi in regola”.

Tra le contestazioni a suo carico, ci sono quelle di avere fatto salire a bordo 23 persone su un’imbarcazione omologata per 15 e di non avere a bordo abbastanza giubbotti di salvataggio per tutti. I consulenti nominati dalla Procura e dai familiari di una delle vittime, Tiziana Barnabi, avranno anche il compito di stabilire se tutto si sia svolto in un lasso di tempo così veloce, pochi secondi, come ha riferito Carminati ai pm, che anche l’eventuale presenza di eventuali dispositivi di salvataggio sarebbe stata inutile. Il comandante non ha nominato un suo consulente anche perché, senza casa, senza lavoro e senza moglie, non ha disponibilità economiche. Al momento viene aiutato dagli amici che lo ospitano.

(fonte: Agi)