MILANO Cosa farebbero i cittadini lombardi per fronteggiare la crisi, se fossero al posto dei loro sindaci?Se lo è chiesto l’ANCI Lombardia, e i risultati sono stati presentati nel corso del convegno “Risorse Comuni”. Analizzando le risposte, è possibile misurare la distanza tra la visione dell’attualità da parte dei cittadini, che vedono la crisi principalmente come un momento di incertezza verso il futuro, e la visione dei sindaci, che vedono l’attuale situazione come un momento di certezza di ristrettezze economiche, con conseguente necessità di tagli. Le proposte dei cittadini per fronteggiare la crisi, animano i dibattiti politici da mesi: sì alla dismissione del patrimonio pubblico, vale a dire la vendita ai privati di beni generalmente immobili di proprietà statale, una possibilità
che trova il favore del 48% delle persone; per il 38% degli intervistati anche l’introduzione di una imposta patrimoniale sarebbe considerata di aiuto per i comuni, percentuale di poco superiore a chi è favorevole alle liberalizzazioni, ossia il 31% degli ipotetici sindaci; solo il 13% degli intervistati è propenso a toccare le pensioni.Per quanto riguarda i tagli invece, sarebbero intoccabili le spese sociali, quelle scolastiche e quelle destinate all’igiene urbana; considerate sacrificabili invece, quelle per gli eventi culturali e per le biblioteche, che tuttavia sono i servizi comunali più apprezzati; mentre le spese per gli impianti sportivi e per il mantenimento del verde sarebbero i primi a subire i tagli dei cittadini se essi avessero il potere decisionale dei sindaci.
76% invece è la percentuale di chi è cosciente del fatto che i Comuni sono obbligati a subire le conseguenze dei tagli: il 31% dei sindaci interpellati ha già attuato un aumento delle tasse, riscontrando poca disponibilità da parte dei cittadini a farsi carico dei costi aggiuntivi.
Ed a guardare le percentuali dei sindaci che hanno ricevuto domande di aiuto da parte della propria comunità, si capisce il perché: ben l’88%,ma solo nel 66% dei casi la richiesta è potuta essere accolta. Calano anche le proporzioni di chi crede nel federalismo come risorsa per risolvere la situazione, pur restando considerevoli: un terzo dei sindaci e ben la metà dei cittadini interrogati, con una prevalenza di chi vorrebbe mantenere l’autonomia e l’identità dei piccoli Comuni.
Attilio Fontana, presidente dell’ANCI lombarda nonché sindaco di Varese, ha così commentato l’iniziativa: «è un periodo non facile, ma cruciale per il nostro Paese. I dati del 2011 ci avvertono del disagio crescente dei nostri cittadini, che nella generale difficoltà si aspettano tanto dal Comune. Questo rende ancora più difficile il lavoro dei sindaci, che devono far fronte a maggiori
richieste con bilanci tagliati e vincoli di spesa. Tutto questo ci dice che avevamo fatto bene nei mesi scorsi a porre il problema all’attenzione del governo: i tagli ai comuni sono di fatto tagli ai cittadini, sotto la forma di minori servizi; i vincoli del patto di stabilità sono un freno alla ripresa economica dei nostri territori, che appare oggi prioritaria»
j.bianchi
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