Oggi è il Giorno della Segretaria Ecco i vostri racconti

La figura della segretaria viene molte volte sottovalutata, basti pensare al suo stereotipo, che viene spesso associato all’essere donne attraenti ma dotate di poche qualità intellettive, molte volte impegnate a limarsi le unghie. Oppure all’opposto il cliché si lega indissolubilmente alla figura della efficientissima e glaciale impiegata che non spettegola con le colleghe e lavora come un automa, con magari gli occhiali retrò e i capelli raccolti.

In realtà la segretaria è spesso una super donna, molte volte laureata e grande lavoratrice, pronta a fronteggiare crisi quotidiane ma soprattutto capace di tener testa e consigliare anche i manager più preparati. Quindi negli Stati Uniti, a partire dal 1952 si onora questa categoria. Il 25 giugno è appunto il “Secretary Day”.

La Provincia di Varese, per festeggiare questa data ha dato l’opportunità alle segretarie sue lettrici di divertirsi a raccontare il difetto più buffo o la storia più simpatica legata al proprio capo. I racconti più belli sono riportato qui sotto. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato.

Al mio capo piace l’ufficio sempre pulito. Il mio capo è fissato con l’igiene personale. Anche troppo. Ha la terribile abitudine di continuare a scaccolarsi mentre è beatamente seduto alla sua scrivania. La cosa, oltre ad essere disgustosa, ha anche un lato comico, perché con nonchalance le getta nel cestino e prima di buttarle le incarta. Sicuramente, per il naso, non avrà bisogno della donna delle pulizie.

Due settimane fa ha compiuto 50 anni. La mattina del suo compleanno, d’accordo con sua moglie e i suoi figli, abbiamo organizzato una festa a sorpresa. Al momento della colazione loro avrebbero dovuto comportarsi in maniera fredda, come se fosse un giorno come un altro. Infatti, vedendolo arrivare in ufficio, era parecchio giù di morale. Appena entrato in ufficio gli sono corsa incontro esclamando “Buon compleanno!”. Lui, felicissimo, mi ha detto “Grazie mille! Pensi che lei è la prima a farmi gli auguri. Mia moglie mi ha a malapena salutato, mentre i miei figli nemmeno quello”.

Ho notato che si è subito sentito meglio e ha lavorato normalmente fino a mezzogiorno quando l’ho chiamato proponendogli di andare a mangiare insieme; ha accettato dicendomi che era la proposta migliore che potesse farmi. Abbiamo scelto un ristorante molto accogliente e abbiamo mangiato con calma. Era arrivato il momento della festa a sorpresa, così ho inventato una scusa: “Visto che oggi è un giorno molto importante, perché anziché tornare subito al lavoro non andiamo a casa mia a rilassarci un po’?” Mi ha risposto che era un’ottima idea e che così potevamo bere qualcosa insieme.

Appena entrati nel mio appartamento, ho trovato un’altra scusa per lasciarlo solo: “Se non le dispiace desidererei mettermi qualcosa di più comodo”. Mi sono subito diretta in camera mia, dove mi aspettavano la moglie e i due figli con una grande torta di compleanno. Tutti emozionati per la buona riuscita della festa, siamo usciti dalla stanza cantando in coro: “Tanti auguri a te, tanti auguri a te!”. Purtroppo lui era in piedi in mezzo al salotto con addosso solo un paio di calzini corti e le mutande con tutti i vestiti sparsi sul pavimento.

Non vi dico l’imbarazzo.

Premessa: io sono sfegatata interista il capo sfegatato milanista. Abbiamo passato anni a discutere il lunedì sui rigori mancati, sulla fortuna di alcuni, dei brocchi interisti che non vincono nulla, del Milan pigliatutto eccetera. Nell’anno in cui il Milan arrivò in finale in Champions, quella di Atene, lui voleva andare con il figlio ed un gruppo di amici con figli vari, ed in qualità di abbonato aveva la priorità ad avere alcuni posti di un pacchetto organizzato dal Milan direttamente. Ma bisognava telefonare e prendere accordi. Ed ecco la fantastica e spiritosa idea: chiedere a me di organizzare il tutto. Sono stati giorni fantastici, due/tre ore in attesa al telefono con il jingle MILAN, MILAN, nelle orecchie (giuro che mi sono rifiutata di impararlo a memoria), non vi dico nell’organizzare il viaggio, bonifico, pullman. Il tutto chiaramente con l’inno rossonero nelle orecchie! Meno male che poi è toccato all’Inter!

Quella volta in cui, dovendo spostarsi da Milano a Roma per un importante incontro al Ministero dell’Agricoltura , il mio DIG (come chiamiamo io il mio Direttore Generale) mi ha chiesto di prenotargli il treno ma “quello che ha i vagoni che non ballano troppo sulle rotaie, sennò mi agito”

Meglio non assecondarlo

Questo non è proprio un difetto del mio capo, ma una figuraccia che ho fatto con lui. Eravamo in macchina e guidava lui. Nel pieno del nostro sfrecciare per la strada vediamo un po’ di traffico rallentato, il mio capo mette la freccia per sorpassare. Arrivati alla fine del sorpasso, lampeggia con gli abbaglianti e suona il clacson alla macchina in testa alla fila, che causava il traffico.

Io, pensando di assecondare i gesti del mio capo, dico “torna a guidare la carrozzella in ospizio, nonno”

il mio capo: “veramente stavo salutando i miei”

Settimana scorsa, dopo due anni passati a lavorare fianco a fianco, il mio capo mi dice: “Chiara, mi porti i documenti sulla mia scrivania?” Io mi chiamo Stella.

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