Omicidio di Cairate, aula drammatica: parlano Carolo e Caglioni

Le versioni dei due imputati si scontrano tra accuse reciproche, contraddizioni e dettagli mai chiariti.

CAIRATE – Un processo dai toni crudi quello andato in scena martedì 30 settembre davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Rossella Ferrazzi. Al centro, l’omicidio di Andrea Bossi, il 26enne ucciso con una coltellata al collo nella sua abitazione di via Mascheroni nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024. Imputati due ventenni, Douglas Carolo e Michele Caglioni, accusati di aver preso parte al delitto.

Entrambi hanno deciso di testimoniare, ma le loro dichiarazioni si sono rivelate piene di contraddizioni, smentite da telecamere, testimonianze e riscontri investigativi.

La versione di Carolo Carolo, rimasto al banco dei testimoni per oltre quattro ore, ha raccontato di un rapporto ambiguo con Bossi: «Lo illudevo per ricevere soldi, ma non ho mai avuto rapporti sessuali con lui». Una ricostruzione messa in dubbio da messaggi della vittima a un’amica, che confermano invece relazioni intime tra i due.Il giovane

ha inoltre spiegato di aver chiesto a Bossi denaro per saldare un presunto debito legato a una truffa, arrivando a sostenere che la vittima gli avesse offerto 30mila euro in cambio di un rapporto sessuale. La narrazione però si è incrinata più volte, soprattutto riguardo agli spostamenti della sera dell’omicidio e al ruolo di Caglioni.

La testimonianza di Caglioni

Nel pomeriggio è stata la volta di Caglioni, che ha dipinto Carolo come il vero regista dell’omicidio. Ha sostenuto che il piano iniziale fosse un semplice furto, e di essere stato coinvolto solo all’ultimo. In aula, però, la sua ex fidanzata ha ricordato di aver ricevuto già mesi prima messaggi nei quali il ragazzo parlava di torturare e uccidere Bossi per ottenere i codici delle carte di credito: dichiarazioni che indeboliscono la sua difesa.
La versione fornita sull’omicidio stesso è apparsa incerta: in un primo momento Caglioni ha detto di aver visto Carolo colpire Bossi, poi di averlo visto solo dopo con il coltello in mano.

Contraddizioni e accuse reciproche

Entrambi gli imputati si sono rimbalzati responsabilità e dettagli, lasciando emergere ricostruzioni incoerenti. Sullo sfondo, le immagini delle telecamere di sorveglianza e gli accertamenti tecnici, che sembrano smontare diversi passaggi dei loro racconti.
Al termine di una giornata di testimonianze tese e a tratti confuse, restano le accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, con la Corte chiamata a districare un intreccio di menzogne, accuse reciproche e mezze verità.