– Sei coltelli e un falcetto. Questi sinora gli elementi ritrovati dall’esercito nel parco Mantegazza di Masnago. «Elementi utili alle indagini», ha brevemente confermato il sostituto procuratore generale di Milano che coordina le indagini sull’omicidio di, la studentessa di vent’anni uccisa il 5 gennaio 1987 a Cittiglio. Lo scorso 15 gennaio gli agenti della squadra mobile di Varese, su mandato della Manfredda, hanno arrestato, 49 anni di Brebbia, considerato l’autore della lettera In morte di un’amica, recapitata alla famiglia Macchi il 10 gennaio di 29 anni fa, giorno delle esequie di Lidia. Cosa cercano gli inquirenti nel parco Mantegazza? L’arma del delitto.
Perché? Perché , imprenditrice varesina, che guardando Quarto Grado avrebbe riconosciuto in quella di Binda la grafia con cui fu scritta quella lettera, ha raccontato agli inquirenti che alcuni giorni dopo il delitto, con Binda, di cui era innamorata all’epoca e dal quale fu respinta dopo un bacio, fece un giro nella zona di Masnago. Binda, stando alle dichiarazioni della Bianchi, si fermò in quel parco e lì buttò un sacchetto di carta. Un sacchetto «simile a quelli di carta che si usano per metterci il pane e che sembrava pesante», ha raccontato agli inquirenti, che stava sul sedile del passeggero e che Binda le aveva detto di non toccare. Il parco in seguito a queste dichiarazioni è stato messo sotto sequestro lunedì scorso, giorno dell’incidente probatorio in tribunale a Varese che ha visto i sei super testimoni della vicenda essere ascoltati dalle parti. Tra questi anche don che oggi rischia di essere indagato per falsa testimonianza per reticenza su ordine del gip
. Il parco dove forse Binda, quantomeno per gli inquirenti, avrebbe buttato quel sacchetto misterioso, resterà sotto sequestro sino al 26 febbraio. Quindici militari dell’esercito stanno scavando l’area. Al momento stanno lavorando in prossimità del castello di Masnago. Lavorano con un metal detector: ogni volta che questo segnala oggetti in metallo i militari scavano e la polizia scientifica recupera e reperta quanto viene trovato. In tutto, ad oggi, sei coltelli e un falcetto: nulla però che assomiglierebbe allo stiletto che sarebbe stato utilizzato per uccidere Lidia con 29 coltellate. Ma, come ha detto Carmen Manfredda, «non si lascia nulla di intentato», ogni reperto viene imbustato dalla scientifica. Si tratta di oggetti arrugginiti e sporchi di terra che saranno sottoposti a una delicata operazione di pulizia. Sugli oggetti, nonostante il tempo, potrebbero essere “sopravvissute” le impronte digitali.
A quel punto, in presenza di un’arma compatibile, lo stiletto mai trovato secondo il medico legale avrebbe lama di circa dieci centimetri di lunghezza con due centimetri di larghezza, e impugnatura corta, potrebbero essere eseguite delle comparazioni. Difficile dopo 29 anni ritrovare quel sacchetto, ma si tenta il tutto per tutto. Dalla terra del parco Mantegazza potrebbe emergere qualcosa di fondamentale. Ogni reperto sarà analizzato. In caso di riscontro si procederà con il confronto delle impronte digitali.