«Paralimpiadi, le mie lacrime d’oro»

Mario Carletti, tornato a ricoprire il ruolo di medico sociale della Pallacanestro Varese, racconta le emozioni di Vancouver e Londra, dove accompagnò gli Azzurri

, tornato a ricoprire il ruolo di medico sociale della
llacanestro Varese, ha un passato ricco di esperienze, professionali e umane, unico. Specialista in medicina sportiva e ortopedia, per cinque anni ha ricoperto il ruolo di direttore centrale riabilitazione e protesi dell’Inail.

Inail è uno degli istituti più importanti che abbiamo in Italia, la cui attività non è conosciuta come dovrebbe. È un ente che si occupa di assicurare gli infortunati sul lavoro e di favorire e promuovere il loro reinserimento nella vita quotidiana e in quella lavorativa. Come, vi chiederete? Attraverso protesi agli arti, ad esempio, oppure attraverso mezzi di spostamento come gli adattatori per automobili, moto, barche. Ma anche adattatori per la vita di tutti i giorni: adattatori per cucine,

bagni ecc… Prima della riforma sanitaria, l’Inail aveva centri traumatologici propri. Poi, è stato inglobato nel servizio sanitario nazionale e, da allora, sono rimasti solo ambulatori e la struttura di Butrio dove vengono sviluppate le protesi. Sotto la mia direzione c’erano proprio gli ambulatori e l’ospedale di Butrio. Quindi, compito di Inail è quello di aiutare chi ha subito una menomazione a ritrovare la propria strada e a reinserirsi. Lo sport è un ottimo veicolo. Pensiamo ad Alex Zanardi, l’ex pilota di Formula 1 oggi atleta paralimpico, diventato riferimento mondiale di reinserimento nella società di una persona sottoposta dalla vita a una durissima prova.

La Gran Bretagna fu la prima nazione a capire il valore dello sport per i reduci della Grande Guerra rimasti feriti e inabili, dando vita alle Paralimpiadi. Praticare una disciplina sportiva può rappresentare la motivazione per andare avanti. Per questo l’Inail da anni sta investendo molto sull’attività sportiva dei propri iscritti: non a caso la scritta sulle magliette degli atleti paralimpici del 1960 a Roma era Inail. Le Paralimpiadi sono una vetrina per aiutare chi sta vivendo la propria disabilità, a cercare ambienti e luoghi dove ritrovare se stesso: ecco perchè Inail favorisce l’incontro con l’attività fisica, fornendo gli strumenti e gli ausili necessari.
Fatta la premessa, posso dire che le due Paralimpiadi che ho avuto la fortuna di vivere sono state un’esperienza incredibile. Ho visto vincere due degli ori più importanti e non nego che la forza e la tenacia di questi due atleti mi ha fatto piangere dall’emozione.

Nei giochi invernali di Vancouver, nel 2010, ho assistito alla vittoria della medaglia d’oro nello sci di fondo Paralimpico della Porcellato, conosciuta come “la rossa volante”. La Porcellato è l’espressione della bellezza: sempre sorridente e con una determinazione unica. Alle Paralimpiadi estive di Londra nel 2012, invece, ho avuto la fortuna di essere spettatore dell’oro vinto a tiro con l’arco da Oscar De Pellegrin. De Pellegrin è un altro uomo emblema di cosa significa reagire a ciò che la vita, in alcune occasioni, ti mette di fronte.

Chi lo sa: la vita è così imprevedibile. Mai dire mai.