Fabrizio Pregliasco si candida alle elezioni regionali in Lombardia. “Mi è stato chiesto di farmi avanti da diverse realtà del Terzo settore, vista la mia esperienza ultra decennale in Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze), prima come volontario poi come presidente. E poi certo, ho parlato a lungo con Pierfrancesco Majorino. Ci ho pensato su un po’ di tempo e alla fine ho deciso: mi candido a consigliere regionale della Lombardia nella lista civica con il candidato presidente del centrosinistra”, afferma il televirologo e direttore sanitario del Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’,
Pregliasco sfiderà come capolista, dalla parte di Majorino, sia Letizia Moratti che Attilio Fontana. Ora glielo si può chiedere. Lei per chi votava? “Ho sempre votato il centrosinistra“, risponde Pregliasco. Cinquestelle? “No, Cinquestelle non li ho votati. Sempre centrosinistra”, precisa. Centrodestra mai? “Mai. Il centrodestra un po’ ce l’ho in casa visto che la mia compagna (Carolina Pellegrini, ndr) è stata per un periodo assessore con Formigoni in Regione Lombardia”, sottolinea il virologo.
Come l’ha presa? “Spero bene. Diciamo che conosceva benissimo la mia adesione individuale al fronte progressista”, ricorda. Voterà per lei? “Non lo so, lo spero”, afferma. Sfiderà quello che secondo molti è il mito della sanità lombarda, di cui lei fa parte. “La risposta della sanità lombarda alla pandemia è stata buona soprattutto grazie al sistema ospedaliero. C’è da cambiare molto, però, partendo dal buono che c’è”, osserva.
Se vincesse Majorino e lei diventasse assessore alla Sanità, che cosa cambierebbe? “Le persone che fanno parte del personale sanitario, a cominciare dagli infermieri e dagli operatori socio-sanitari, sono stati considerati eroi – ricorda Pregliasco – Ma, tolte le parole, la loro condizione lavorativa non è cambiata in meglio, anzi. C’è da costruire un intero sistema sanitario, c’è tantissimo da fare”.
Sfiderà sia Moratti che Fontana, con cui ha avuto a che fare durante il periodo del Covid. Il suo giudizio? “Moratti non rappresenta una scelta di discontinuità, Fontana è la continuità vera e propria – rimarca – Ci sono delle direttrici chiare su cui bisogna lavorare: liste di attesa troppo lunghe, più attenzione ai disabili e anche ai meno abbienti, che spesso rimangono ai margini del sistema pubblico. Mi sono candidato non solo per portare la mia esperienza da medico e di scienziato; ma anche per il mio approccio, diciamo così, di volontario che ha provato a sempre a stare vicino alle urgenze della disabilità”.
Il suo giudizio sulle prime scelte del governo Meloni sul contenimento del Covid? “Ha preso provvedimenti improntati a un liberi tutti forse eccessivo, che sembrano dettati da una certa attenzione al mondo no-vax. Ha potuto prenderli, e questa finora è stata la fortuna sua e di tutti, grazie ai progressi che sono stati fatti soprattutto con la vaccinazione”, conclude.