Primarie Pd. «Ora convinca il nostro elettorato»

Daniele Marantelli ed Erica D’Adda si sono schierati con Andrea Orlando: «Legittimazione chiara»

«Per Renzi una chiara legittimazione. Ora sta a lui la responsabilità di esercitarla utilizzando tutte le energie». Parola di Daniele Marantelli, deputato varesino tra i più vicini al candidato segretario Andrea Orlando, tanto che ieri sera era a Roma. A metà pomeriggio, sul treno per la Capitale, aveva pronosticato «un milione e ottocentomila votanti», dato non lontano da quello effettivo, attestatosi tra 1,9 e due milioni di euro. «Una buona partecipazione, garantita anche dall’impegno equilibrato e intenso messo da Orlando,

che in poco più di un mese e mezzo ha raccolto un apprezzamento significativo, che deve essere considerato prezioso per tutto il PD» spiega Marantelli, che ovviamente “concede” la «affermazione chiara di Renzi». Aggiungendo subito: «Non dobbiamo dimenticare che la vittoria delle primarie non significa automaticamente una vittoria elettorale, lo dimostra il caso della Francia dove i vincitori delle primarie socialiste e golliste non sono arrivati al ballottaggio. Renzi dice che passerà dall’io al noi: lo vedremo». Sì, perché i problemi restano tutti da affrontare: «Il dato dell’Italia ultima per crescita in Europa non cambia dopo il voto delle primarie – fa notare Marantelli – e io non è che fuori ho visto un elettorato entusiasta e plaudente che non vede l’ora votarci, né migliaia e migliaia di giovani ai seggi. C’è un elettorato da convincere, che l’iniziativa dei prossimi mesi dovrà riconquistare. E uno primi banchi prova sarà Alitalia». Sul dato locale, il deputato varesino è cauto: «Analizzeremo i dati. Ma sento dire che in Lombardia passiamo da 377mila a 200mila votanti». Reduce dalla giornata al gazebo nel quartiere popolare di Sant’Anna, la senatrice Erica D’Adda commenta così il 76,5 a 23,5 con cui Renzi ha sopravanzato Orlando nella sua Busto Arsizio: «Dato più o meno prevedibile. Ma i nostri, i vecchi iscritti storici, non c’erano più oggi c’è un altro mondo che si muove. Ed è un grande problema in vista delle politiche e delle regionali, su cui ci saranno da fare delle valutazioni e delle riflessioni. Perché queste primarie confermano che Renzi dentro al partito vince, e vince alla grande, ma fuori? Le amministrative e il referendum ce lo dicono chiaramente». Anche per la senatrice D’Adda quella di Orlando è stata una giusta battaglia: «La sua candidatura ha frenato una parte di militanti in uscita, ha fatto da puntello per costruire progetto per andare avanti all’interno del PD. Ora Orlando capitanerà una squadra: faremo delle proposte, a partire dalle alleanze». Ma Erica D’Adda non crede che dal riconfermato segretario arriverà un segnale di apertura nei confronti della minoranza del PD: «Qualcuno potrebbe suggerirglielo, ma Renzi è antropologicamente fatto per non discutere, è uno che interpreta la politica come una battaglia continua. Ma spero di avere torto».