«Non avrei mai pensato che esistesse un reparto di questo tipo!». Quante volte in tutti questi anni di lavoro in Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale mi sono sentito dire questa frase dai genitori dei nostri piccoli pazienti ricoverati. In effetti nella vita di un neonato e della sua famiglia il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale rappresenta un evento complesso e traumatico da un punto di vista psicologico. Con il migliorare delle cure neonatologiche si è compreso quanto sia importante curare non solo con i farmaci e con la tecnologia, ma anche con tutta l’altra “parte della cura”. Curare quindi con la relazione, con il sorriso, ma anche con la progettazione di spazi fisici che rispondano alle esigenze emotive dei nostri piccolissimi pazienti ricoverati e delle loro famiglie. Il nostro reparto ha da tempo intrapreso un percorso particolarmente attento alla cura “globale” dei propri pazienti. In questo cammino gli operatori sanitari hanno trovato nelle associazioni di volontariato un grande e insostituibile alleato, nella convinzione che tutto ciò sia di grande aiuto per i genitori e di sprone per noi medici e infermieri a sempre meglio operare non solo con la mente ma anche con il cuore. Perchè, in effetti, è davvero lontano dal pensiero dei futuri genitori l’idea che qualcosa debba andare così tanto per il verso sbagliato da finire in un posto dove il piccolo – magari piccolissimo
– neonato è nascosto dai fili, dalle macchine, e dove il beep beep dei monitor ritma costantemente il tempo di neonati, genitori, infermieri e dottori. È importante che il personale sanitario (infermieri e neonatologi) sappia “esserci”: una parola in più – soprattutto se offerta con compartecipazione e non con superficialità – può valere molto in questi casi: aiuta ad accettare la realtà, che talvolta può essere difficile e complessa.Le cure intensive neonatali negli ultimi decenni hanno ottenuto dei miglioramenti sostanziali, grazie al progresso non solo scientifico, ma anche “umanistico”, e in tal modo i successi rilevanti ottenuti dall’Ostetricia e dalla Neonatologia hanno permesso la sopravvivenza di neonati sempre più piccoli e con patologie complesse. Ad esempio massaggiare e tenersi “addosso” il proprio figlio nato prematuro (ovvero la marsupioterapia) hanno decisamente contribuito a favorire l’avvio, anche in Terapia Intensiva Neonatale, della produzione di latte materno, perché anche per i bambini prematuri, come e ancor più dei nati a termine, è importante essere nutriti col latte della propria mamma.E una volta dimessi? La dimissione può costituire in questi casi una vera e propria seconda nascita e la famiglia di un neonato che è stato ricoverato in terapia intensiva va accompagnata e supportata nel tempo, con un programma ambulatoriale di controllo in cui i bambini vengono periodicamente seguiti e le famiglie supportate con la necessaria collaborazione delle strutture del territorio.