“Pronto, risponde il 112” Da Varese il numero salva-vita

VARESE «Pronto, numero unico d’emergenza 112». Chiamano i cittadini in difficoltà, risponde Varese, prima provincia d’Italia a sperimentare il call center salva-vita polifunzionale, quello che consente il collegamento tra forze dell’ordine, 118, vigili del fuoco, protezione civile e polizia locale evitando perdite di tempo e accelerando la messa in moto della macchina dei soccorsi.L’ha voluto l’Europa, che ne discute dal 1991 e si preparava a sanzionare di nuovo l’Italia per la mancata applicazione, e Varese l’ha acceso alle 14.15 di ieri pomeriggio, grazie all’impegno di quattordici operatori «laici» che d’ora in avanti opereranno 24 ore su 24 per 360 giorni all’anno su turni di quattro persone alla volta.E risponderanno alle richieste d’aiuto in italiano ma anche in inglese, tedesco, francese e russo (entro pochi mesi, le lingue diventeranno quindici): un gioiellino d’eccellenza con base nella centrale operativa 118 di Varese, ospedale di Circolo, che garantirà l’assistenza a una popolazione di un milione di abitanti (l’intera provincia di Varese, 15 comuni del legnanese, quattro di Como e uno di Novara, quelli con i prefissi 0331 e 0332). A presentare un progetto sperimentale «d’eccellenza» – così come tutti l’hanno definito – sono intervenuti ieri pomeriggio il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il governatore Lombardo Roberto Formigoni, accompagnati dai plenipotenziari di tutte le istituzioni coinvolte: dal capo della polizia, Antonio Manganelli al comandante generale dell’arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli, passando per il prefetto di Varese Simonetta Vaccari e l’assessore regionale Luciano Bresciani. Varese ci ha messo la sede capiente, la tecnologia all’avanguardia, l’esperienza pluriennale e l’impegno; il Viminale ha consentito il collegamento al Ced (centro elaborazione dati interforze) e lo know how; il Pirellone ci ha messo l’attuazione del progetto (attraverso l’Areu) e i soldi, 1 milione e 400 mila euro. La

sperimentazione – ha spiegato il numero uno dell’azienda regionale emergenza urgenza, Alberto Zoli – andrà avanti fino al 31 dicembre 2010. Poi si tireranno le somme, «che saranno positive» ha aggiunto il numero uno del Viminale. E il 112 verrà esteso all’intera regione e al Paese: «Non ho proposto un modello unico nazionale perché non è funzionale, in Italia ci sono realtà diverse, meno tecnologizzate della Lombardia che su questo fronte ha sempre investito». La strategia è identica a quella del «modello-Varese» declinato nel senso della sicurezza: Maroni ha scelto di definire questo modello territoriale, di metterlo a punto, di vagliare le applicazioni e poi di presentare i risultati a tutti gli altri. Una best-practice da estendere progressivamente. Ma cosa cambia per i cittadini? Nulla, guadagneranno solo preziosi istanti nei soccorsi. Chiamando gratuitamente da telefono fisso o mobile tutti i numeri conosciuti (112-113-115-118) si sentiranno rispondere dai volontari «laici», operatori del volontariato sanitario locale opportunamente formati, che in tre secondi individueranno numero e localizzazione del chiamante e dirotteranno il bisogno sulla centrale operativa più idonea rispetto al tipo di richiesta. Al contempo, la preallerta arriverà anche alle altre, per facilitare i soccorsi in caso d’emergenza multipla (come nel caso di alluvione o incidente stradale). Gli stranieri avranno la traduzione, come si diceva, e per i disabili ci saranno supporti ad hoc (un sms in caso di sordomuti). Venti secondi il risparmio pro-life stimato, ma saranno probabilmente di più, 140 i contatti nella prima ora dall’attivazione (tutte prove). «Realizziamo un sistema di soccorsi che anticipa la normativa europea del 2011, nell’ambito di una collaborazione fattiva tra enti e istituzioni» ha detto Maroni ringraziando il Pirellone e parlando di «modello d’eccellenza europeo». Made in Varese, neanche a dirlo.Sara Bartolini

s.bartolini

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