Prostituzione-business a Varese C’è un giro d’affari di due milioni

Si aggira intorno ai due milioni di euro annui il volume d’affari relativo al business della prostituzione in provincia di Varese. La stima, fornita da fonti giudiziarie, è al ribasso e si basa, ovviamente, su conti definiti attraverso una realtà nota.

Nota in quanto sondata e sgominata da operazioni portate a termine dalle forze dell’ordine su tutto il nostro territorio.

Il fatturato, quindi, è certamente maggiore se si ipotizza che non tutto il business è stato portato allo scoperto. Due milioni di euro sono il fatturato di una media impresa sana con commesse anche dall’estero. Una cifra considerevole che, se tassata, porterebbe decisi introiti nelle casse dello Stato anche se, sottolinea il comandante provinciale della Guardia di Finanza, «non è possibile fare stime al riguardo. Si dovrebbe prima capire come si intende regolamentare la situazione».

Nel novero rientrano tutte le ramificazioni note del genere: dagli incassi delle ragazze che si prostituiscono per strada, a quelle che lo fanno in appartamento, sino ai finti centri massaggio o ai locali dove il “mestiere” viene esercitato ufficialmente senza che i gestori ne sappiano nulla.

Quello al lavoro è un piccolo esercito di ragazze, spesso minorenni, nel 90% dei casi straniere e vittime di tratta di esseri umani. Le stime di Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, una delle realtà che in provincia si occupa del fenomeno cercando di assistere le vittime, parlano di una realtà in forte crescita: nel gennaio 2014 gli annunci sui periodici locali arrivavano a 576, uno ogni mille e cinquecento abitanti. Nel 2012 il rapporto era di uno ogni settemila.

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