Quattro night, 70 prostitute Anche i poliziotti alla sbarra

VARESE Il blitz, che ripulì la città dal fenomeno della prostituzione nei locali notturni, avvenne giusto sei anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 novembre del 2005, sotto una fitta nevicata, quando in quattro night della città vennero trovate al lavoro non meno di 70 giovani donne intente a vendere il proprio corpo.

Quell’operazione, denominata “Blue night”, e coordinata dai pm Agostino Abate e Sara Arduini, ha portato alla scoperta non solo di una rete diffusa di prostituzione, ma anche di connivenze dei gestori dei locali con alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, che avrebbero offerto la necessaria copertura a che una attività illegale, eppure così estesa e alla luce del sole, si potesse svolgere senza troppi fastidi. E così, oltre ai gestori dei locali, e a figure minori funzionali al controllo del ricco mercato del sesso a pagamento, la procura vuole mandare alla sbarra anche una dozzina tra carabinieri, poliziotti e agenti di polizia penitenziaria. Ora, a sei anni di distanza, quell’inchiesta approda in tribunale: ieri mattina l’udienza preliminare, subito aggiornata al 1 febbraio, quando in sede di incidente probatorio saranno acquisite le dichiarazioni dei gestori dei locali che accusano gli agenti e i carabinieri.

Il giro dei night era quello solito, per i quali Varese era nota anche fuori dai confini della sua provincia: il Manila, il Bohème, la Cantina delle Rose, il Lady G. Una notorietà che derivava dai servizi molti particolari offerti alla clientela: musica, danze, cocktail, atmosfere soffuse, ma anche e soprattutto ragazze disponibili a prostituirsi.

Da quell’indagine, che ha portato all’arresto e alla condanna dei gestori dei locali, ne è derivata un’altra, che riguarda le forze dell’ordine. Perché dai processi che seguirono emerse che non pochi uomini in divisa li frequentavano assiduamente, consumavano e non pagavano.

L’ipotesi accusatoria in capo ad una ventina di persone è di favoreggiamento della prostituzione e di corruzione. Non è la prima volta, purtroppo, che rappresentanti delle forze dell’ordine vengono coinvolti in indagini di questa natura: la più nota rimanda al night Papiro di Besozzo, anch’essa condotta da Abate, conclusasi con pesanti sentenze di condanna di primo grado il 25 gennaio di due anni fa. Sei carabinieri, tutti sospesi dal servizio, furono condannati a pene comprese tra i cinque anni e un anno e nove mesi. Due militari sono stati riconosciuti colpevoli in particolare di un episodio grave: quando una ragazzina minorenne chiese loro aiuto, lo avrebbero riferito ad una dei titolari del locale, esponendola a rischio di vita.

Franco Tonghini

e.marletta

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