La sconfitta contro il Cuneo pone un interrogativo: perché il Varese non fa risultato negli scontri diretti? I biancorossi, con il timone tra le mani di Baiano, hanno perso contro la Caronnese (2-1) in trasferta e contro Chieri (0-2) e Cuneo (1-2) al Franco Ossola; con Ramella in panchina arrivarono invece una vittoria all’esordio a Cuneo (0-1) e il ko contro il Borgosesia a Masnago (0-3). Per trovare cosa non funziona, meglio partire da quello che invece c’è, confrontando proprio due sconfitte che si sono sviluppate in modo simile, Borgosesia e Cuneo: in entrambe le occasioni il Varese è andato sotto a fine primo tempo con un rigore e un’espulsione a carico. Due avversarie differenti, va detto: il Borgosesia è squadra d’attacco che, dopo lo 0-1, rientrò nel secondo tempo con la fame di chiudere la partita; il Cuneo, al contrario, una volta avanti si è preoccupato di non scoprirsi e sfruttare l’eventuale occasione (poi arrivata, ma non granché cercata) per colpire e mandare i titoli di coda. A questo però ha anche, e soprattutto, contribuito un atteggiamento di molto diverso dei biancorossi: seduti, arresi, già sconfitti al 45’ contro il Borgosesia; colpiti, ma non affondati, contro il Cuneo. L’aspetto caratteriale,
nelle difficoltà, non sembra essere quindi un problema (lo è ancora un po’, invece, nell’avvio delle partite, dove ci si aspetterebbe un Varese subito intraprendente, affamato, pure duro: così non è stato domenica). A mancare sembra essere qualche soluzione in più, perché chi ha avuto ragione del Varese (Caronnese, Chieri, Cuneo) è riuscito a prendere possesso del centrocampo e, incanalando la manovra sulle fasce, ha concesso solo la giocata meno pericolosa o, comunque, più gestibile: tra tutte, il cross dalla linea dell’area, che la difesa del Cuneo ha sempre rispedito lontano con la sua contraerea. Trovato un Vingiano da spremere, per salire di colpi a metà campo avere altri due interpreti potrebbe aiutare; se invece, come sembra orientato, Baiano vorrà restare a due, serve gente al massimo della condizione. Resta poi aperta la questione punta, che la società è disposta – con un ulteriore ed ennesimo sforzo – a prendere: ma scendendo dalla Lega Pro non sarà a disposizione prima di febbraio (per regolamento devono passare 30 giorni dall’ultima partita giocata tra i professionisti). Fino ad allora il fuoco andrà fatto con la legna – che resta di alta qualità, forse è solo un po’ bagnata – che c’è già.