(Ri)Evoluzione di una Hit Occidentali’s Karma

Il dietro le quinte della canzone che ha trionfato all’edizione 2017 di Sanremo con Luca Chiaravalli

Non c’è autore che non consideri un suo brano musicale come un figlio, una preziosa creatura nata tra le parole e le melodie della propria mente e del proprio cuore. Unico, irripetibile. A volte, che ti cambia la vita. Non chiedetegli poi di scegliere il migliore: gli sembrerà di fare un torto agli altri.

E chi meglio di Luca Chiaravalli, tra i più importanti musicisti, arrangiatori e discografici italiani, nonché autore dell’ormai nota Occidentali’s Karma, poteva raccontarci come nasce una hit musicale?

Qual è la sua genesi, la sua gestazione, com’è il suo venire alla luce… Off-stage lo ha incontrato per portarvi nel backstage della produzione musicale, nel dietro le quinte degli studi di registrazione ( e non solo) dove è nato il fortunato brano di Francesco Gabbani, artista che Luca considera una «perla rara del panorama musicale italiano contemporaneo».

Andando subito al dunque, cominciamo col chiedergli come è partito tutto, come è venuto fuori il testo, la musica…

«Eravamo stuck in a moment , come dice una celebre canzone degli U2: fermi in una sorta di limbo. Abbiamo quindi deciso di ripartire da zero e ripensarla tutta – racconta Luca Chiaravalli – La musica spesso si anima nei posti più assurdi e davvero non ci aspettavamo che un brano come questo nascesse fuori dal solito contesto di produzione».

Infatti è proprio nello studio di Fabio Ilacqua, autore del testo di Occidentali’s Karma, che prende vita il tutto, in mezzo a migliaia di libri in un piccolo studio di Casbeno (Varese).

«L’idea di un testo nasce dalle proprie esperienze di vita: vissuto, letture, viaggi, gioie e dolori. Soprattutto questi ultimi: è difficile che ci sia arte senza dolore. E ovviamente dal mondo che ci circonda e dagli input che riceviamo. Io, ad esempio, mi ritengo uno “sloganista”: da un concetto o un’idea parte poi tutto il testo. Per quanto riguarda questo in particolare è evidente come il grande bagaglio culturale di Fabio sia stato essenziale per poter scrivere un testo del genere. All’apparenza è ironico e gioca con le parole, ma scava profondamente e con intelligenza nella cultura e nella società contemporanea».

Ma un brano musicale non è mai del tutto figlio di un’unica mente. In questo senso è il più moderno dei figli: con più padri e madri. Bastardo e non se ne vergogna.

«Dopo una prima stesura c’è sempre quella parola che manca, quella che è giusta di significato ma non è cantabile o resta cacofonica per l’interprete… Ecco che allora subentra il brainstorming: ci mettiamo intorno a un tavolo e cominciamo a far fluire idee ed armeggiare con le parole, i sinonimi, le idee… E queste arrivano quando meno te lo aspetti: magari quando ti sei appena lasciato con gli altri per tornare a casa e sei in macchina! A quel punto fai di tutto per annotare le parole da qualche parte. Stessa cosa vale per le melodie: prendo il telefono e canticchio registrandole. Oggi è più facile tra smartphone e whatsapp, una volta era tutto più complicato…».

Per quanto riguarda Occidentali’s Karma nello specifico, Luca ci racconta di come anche altre persone, al di fuori di lui, Fabio Ilacqua e Francesco Gabbani, abbiano contribuito a completare il puzzle vincente del testo.

«Ci mancava una chiusa con l’accento nel bridge che porta al ritornello. È stato così che parlando con la mia fidanzata, appassionata di cultura orientale, è uscita l’idea della parola “NAMASTE’”, che poi è diventata parte fondamentale del testo…».

Un gioco di squadra quindi, un costruire insieme senza aver paura di osare.

«Osare è importante. L’idea della scimmia sul palco e del balletto, ad esempio, è stata un’idea di Francesco. L’ha buttata lì mentre eravamo in studio e gli ho detto “perché no?”. La cosa è rimasta in sospeso fino all’ultimo e poi abbiamo deciso di rischiare. Non sapevamo se un palco come quello di Sanremo avrebbe reagito bene a questo. Ma è andata bene, oltre le aspettative».

Oggi si parla molto di quello che è radiofonico o non lo è. Soprattutto ora che è estate ci si chiede quale sia la ricetta per “la hit” giusta.

Insomma: esiste?

«No, non esistono formule o regole. Il mainstream però è fatto di quello che non è mainstream al momento. Se è appena uscita una hit dalle atmosfere latine, uscire con un altro brano simile è sicuro un fallimento».

In poche parole quindi bisogna rischiare. Questo ci insegna la musica: osare con una scimmia sul palco, osare ad andare avanti anche se hai più di trent’anni (come Francesco), osare anche se è Sanremo, osare anche se si è controcorrente, seguire il proprio istinto e quell’idea che ti spunta in testa nei momenti che sembrano meno opportuni…

A proposito, uno di questi in particolare?

«Sarà che è il momento in cui la mente si svuota completamente, ma le più grandi idee arrivano quando sei seduto, tranquillo, in bagno al mattino. Senza pensarci troppo».