«Se dici schifo o degrado non ami Varese»

Attilio Fontana e 10 anni da sindaco: «Siamo migliori di quel che dicono. Se muore un varesino, moriamo tutti. Imu e tasse locali come nel 2006. Opere e lavori grazie alla Regione. Salvini è... terra, gli altri cialtroni»

“Varese fa schifo” è un gruppo Facebook con 3.130 “mi piace” mentre “Varese sporcizia e degrado” accoglie 3.797 membri: pur mettendo in conto qualche infiltrazione comasca o comunque nemica, sono tanti. Ma ci sono cose anche più serie per entrare nel mirino dove spesso si trova il sindaco Fontana (facile sparare, difficile ragionare, e a volte anche ascoltare): da una delle tragedie più sconvolgenti dalla primavera 2006, quando venne eletto per la prima volta, alla crisi economica-politica-sociale che s’è abbattuta anche sulla sua amministrazione.

Pur toccando con mano l’umanità che accompagna il dolore incolmabile di questi giorni, penso che nella società di oggi, così attenta e crudele, bisogna avere anche un po’ di fortuna.


Noi varesini siamo capaci di queste cose, di emozionarci e non fermarci ai moralismi, di dimostrarci quotidianamente molto migliori di quello che vogliono farci apparire. Ricorderò sempre una frase di Rolando Maran, che da anni allena in serie A e che ha portato anche la nostra città a un passo dall’Olimpo: «Quando un varesino ti apre la porta di casa, poi non la chiude più».


Di Maurizio Fiori e di chi ha perso un figlio, un amico o un parente mi ha colpito la grande dignità e l’autocontrollo con cui ha utilizzato il proprio dolore senza lasciarsi andare. Come se esistesse qualcosa perfino di più grande.


Io e lui abbiamo usato gli stessi argomenti logici, pur restando ognuno delle sue idee, che magari non sono le stesse. Si possono avere opinioni diverse, ma capirsi e stimarsi ugualmente. Anche a me sarebbe piaciuto chiudere insieme a Gilberto Donnini.


No, un’opportunità perché non avere peggiorato la situazione dei cittadini, ed avere lottato per non aumentare tariffe come Imu, Tasi e Tari lasciando Varese come una delle città meno costose d’Italia, lo considero un punto d’orgoglio. Mi stupisco che ci siano persone intelligenti che non lo capiscano.


Il segretario cittadino del Pd, Luca Paris. Fa discorsi pieni di mere parole e concetti senza sostanza – Varese è ferma e rallenta, c’è bisogno di crescita, rilancio, ripresa ecc. – ma non guarda fuori dalla finestra di casa: vedrebbe che tante altre città anche più grandi della nostra hanno fatto passi indietro da gigante ma Varese non è arretrata di un millimetro e ha contenuto una crisi sociale che avrebbe potuto essere esplosiva. Fatemi un esempio in questi anni in cui il capoluogo è balzato agli onori della cronaca italiana per fatti gravi o scandali di cui vergognarsi.


Di uomo solo al comando ce n’è stato uno: Fausto Coppi. Se una cosa funziona è perché funzionano tutti. Se perde, perdono tutti.

Contrasti e discussioni anche accese sulle scelte politiche aiutano a conoscersi e a rimanere coesi per un obiettivo comune. Non siamo tetragoni, arroccati sulle nostre idee.

E poi il calcio può anche unire, non solo dividere: incontrai Caianiello in un bar nel momento in cui il Varese stava morendo: lo colpì l’idea di partire dal basso con un’azionariato popolare e con la partecipazione alla società dei tifosi, così è venuto a vedere con i suoi occhi e a toccare con mano quanto entusiasmo può esserci se la gente si sente protagonista, invece di essere tenuta a fare tappezzeria.

Diciamo che è stata una provocazione, anche se vorrei commentarla riadattando un passo del vangelo…

L’avete detto voi. Io dico che i momenti di crisi amministrativa vera in dieci anni sono stati un paio, cioè quasi nulli, e da essi abbiamo comunque imparato qualcosa.


Io sono il sindaco di Varese e con Como non ho nulla a cui spartire. Anzi, vorrei fare gli stessi abbonati loro che sono in B: non manca molto.


La Lega è mutata nell’immaginario collettivo, non nella sostanza. Facce e persone sono diverse, i principi identici. Nell’essenza dei suoi militanti, in dieci anni non è cambiato nulla.


Salvini è il segretario di cui oggi la Lega ha bisogno perché dice le cose che la gente pensa prima di addormentarsi e che magari il giorno dopo non vuole dire. È vicino al popolo e usa le parole che arrivano da dentro, le uniche che possono salvarci perché sono vere e sentite: di fronte ha soltanto dei cialtroni che con la demagogia tentano di distruggere la nostra terra.


L’intelligenza e la capacità, oppure la stupidità, non dipendono dalla gioventù o dall’età avanzata. Il sindaco di Varese non grida e non alza la voce. Non pensa all’interesse partigiano della sua parte politica, e per questo deve essere pronto a prendersi sberle e insulti.

Se ti presenti con parole come sporcizia, degrado o schifo accanto al nome di Varese, non ami la tua città ma speri solo di acquisire visibilità. Chiunque è arrivato a trovarmi da fuori non ha mai detto “Varese fa schifo” ma “Varese è bella”.


Non era possibile essere più decisionista di quanto lo sia stato. La maggioranza poche volte mi ha impedito di decidere e se quest’anno si sono visti più lavori e opere pubbliche è stato grazie ai soldi della regione che ci hanno permesso di strappare la camicia di forza del patto di stabilità.


Quello che sta accadendo al Varese ha dell’incredibile: la gente non solo si sente di nuovo tifosa ma intuisce che, con un solo abbonamento in più, può determinare il destino di una società. Nel basket il consorzio è abbastanza consolidato e presto sarà l’attore di quella polisportiva in cui ho sempre creduto.

Di Balotelli non parlo, il Milan lo vedo involuto, lento, senza gioco né personalità. Insomma, sembra quello dell’anno scorso.