Senza biancorossi è come vietare il calcio in Brasile

Chi pensa di studiare la geografia sui libri è un ignorante. Si studia stando nel mondo, tra la gente. Perché si scoprono cose che a scuola non insegnano.

Abbiamo scoperto che a Varese c’è il mare e ora capiamo perché: Varese non è in realtà tra le Prealpi delle Lombardia, ma si trova in uno dei paesi più belli al mondo, il Brasile.

Sì proprio lì, nel paese dei Mondiali appena conclusi, dei cam…petti di sabbia delle favelas e, soprattutto, dei sogni ad occhi aperti. Ce ne siamo accorti vedendo le lacrime dei tifosi brasiliani e di un paese che vive per il calcio. Ebbene, se entrassimo negli occhi di un bambino brasiliano che guarda dalla sua favela il Maracanà, vedremmo il cristallino biancorosso. Brasile e Varese sono una cosa sola. Lo dimostrano non solo Neto e il Caccia ma soprattutto i tifosi, la gente comune.

Il Mineirao in lacrime è ogni varesino dopo la batosta di Cittadella o dopo la conferenza stampa del 30 giugno. Erano pianti di sofferenza, agonia, tutto ciò che solo l’amore può regalare. Ma dopo quella batosta i tifosi sono sempre e comunque stati vicini al Brasile, fischiando magari qualche giocatore, ma innamorandosi sempre di più della Selecao. Il pubblico del Franco Ossola ha fatto allo stesso modo, rimanendo allo stadio a piangere dopo le sconfitte che sono venute dopo Cittadella. Eppure ha invaso Novara in campionato e ha incitato i ragazzi a squarciagola anche dopo l’espulsione di Cristiano. Anche dopo la conferenza stampa, un po’ in ritardo, di Laurenza, ha invaso la pagina Facebook di Ubi Banca, creato una lotteria per raccogliere soldi e si è presentato al raduno caldo, carico e numeroso come sempre.

Il nostro cuore è un po’ verdeoro perché nessuna squadra italiana ha un pubblico innamorato come il nostro e pronto a sputare sangue per la sua squadra. Ieri alle 18.19 abbiamo vinto ancora contro tutto e tutti. È la nostra ennesima vittoria, il Varese è nostro e solo nostro. Sottrarcelo sarebbe come vietare il calcio in Brasile. Non fatelo oppure moriremo con lui.

Francesco Zecchini*

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