– Se ne è andato, all’età di 77 anni, Luigi Zanzi. Avvocato e docente di metodologia delle scienze storiche prima all’università di Genova, poi all’università di Pavia, coprì la carica di assessore dal 22 gennaio 1996 al 1997, alla Programmazione economica, privatizzazioni, valorizzazione del patrimonio comunale e per i progetti speciali, presso il comune di Varese come indipendente nella giunta Fassa. Ma prima e dopo quell’esperienza fu sempre vigile su ciò che accadeva in città. Federalista convinto, il giorno in cui fu insignito della Martinella del Broletto, la più prestigiosa onorificenza cittadina, disse: «Da Varese, dal nostro modello di gestione della società, è venuta l’idea di rivendicare l’autonomia». Un uomo dai molteplici interessi. Dai sacri monti, alla città di Varese analizzata sotto il profilo eco-storico, ovvero mettendo in relazione la geografia del territorio con l’operosità dei suoi abitanti. Ma anche l’impegno nelle questioni quotidiane. Come
la critica alla pensilina messa a protezione del quadro del Guttuso alla prima Cappella, definita «una mezza pagoda cinese». O il suggerimento per il futuro della ex caserma Garibaldi, in cui lui avrebbe voluto vedere la sede dell’università dell’Insubria. La sua era una militanza ideale, non di schieramenti politici. «L’amministrazione locale è il luogo più importante – disse Zanzi – E’ lì dove si cerca di creare una condivisione da parte di tutti attraverso il dialogo. E’ lì che non si esclude, ma si ascolta. Il ruolo delle istituzioni locali è fondamentale. Se non ci sono buoni comuni, non c’è civiltà politica». «La scomparsa di Luigi Zanzi è un grave lutto per la città – afferma il sindaco Attilio Fontana – Io lo ricordo come un amico, una persona eccellente, un varesino-fino-al midollo, che ha dato molto a tutti noi. Lo ricorderemo con nostalgia».