Sorpresa: l’astensionismo ha penalizzato meno il centrodestra. L’analisi che sfata un vecchio mito

Lo studio dell'Istituto Cattaneo sui dati dei flussi di voto dalle elezioni Camera del 2022 alle regionali del 2023 a Milano. Solo il 29% di chi aveva scelto la coalizione oggi vincente in Lombardia ha disertato le urne, contro il 42% degli elettori di centrosinistra e ben l'80% di quelli del M5S

MILANO – L’astensionismo episodico asimmetrico, quello cioè che riguarda la singola tornata elettorale ed elettori che non si sentono coinvolti in quella elezione anche perché ritengono che il risultato sia scontato, nelle recenti regionali ha toccato marginalmente l’elettorato di centrodestra “rispetto le altre aree politiche”. Un quadro che per l’Agi aveva già delineato in filigrana il direttore dell’Istituto Cattaneo, Salvatore Vassallo, e che viene confermato dai dati dei flussi di voto dalle elezioni Camera del 2022 alle regionali del 2023 a Milano, pubblicati ieri dal Cattaneo.

Milano, spiega l’istituto di studi e ricerche sulla società italiana, fornisce un campione affidabile perché le due elezioni prese come riferimento “sono molto ravvicinate e la cittò con riguardo alla quale abbiamo stimato i flussi è tra le più grandi” ed “è divisa quindi in un elevato numero di sezioni. Questi due fattori rendono i risultati stimati dal nostro modello molto attendibili, come hanno dimostrato anche i controlli effettuati su basi statistiche”.

Per procedere all’analisi, si sono stimati prima i flussi in uscita dal 2022, valutando in pratica come si sono distribuiti gli elettori che alle ultime politiche hanno votato per ciascuno dei quattro partiti principali che avevano presentato candidati comuni nei collegi uninominali di Camera e Senato (M5s, Pd e altre liste di Cs, Azione-Iv, Centrodestra). E l’analisi registra differenze notevoli nei tassi di astensione; il non voto ha colpito molto meno il centrodestra che gli altri raggruppamenti considerati.

Solo il 29% degli elettori che nel 2022 avevano votato per il centrodestra si è astenuto, a fronte del 42% degli elettori di Pd e centrosinistra e dell’80% degli elettori del M5s. “La vittoria del centrodestra (Fontana) non è stata se non un misura irrisoria sostenuta da flussi di voti provenienti da altre aree politiche”, sottolinea la ricerca.

“La coalizione Cs+M5s (Majorino) ha attratto un quota un po’ più consistente, ma sempre irrisoria, di ex elettori del centrodestra. Quella guidata da Letizia Moratti ha compensato una notevole perdita verso l’astensione (degli elettori Az-Iv del 2022) con piccole quote di voti provenienti sia da sinistra che da destra. Ad esempio, fatti cento gli elettori che nel 2023 hanno sostenuto la coalizione guidata da Majorino solo in 6 avevano votato per il M5s nel 2022, e l’80% provengono dal Cs tradizionale”. Fratelli d’Italia, in particolare, poi, a Milano “mantiene le percentuali del 2022 grazie a flussi in entrata e in uscita che si compensano da e verso gli altri due partiti del centrodestra”.